Associazione Astrofili Trentini
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L'inquinamento luminoso


Salvare la notte

La tutela dell'ambiente è oggi un problema di primaria importanza, che coinvolge in prima persona le istituzioni così come i cittadini, che sono richiamati sempre con più insistenza al rispetto del pianeta su cui vivono. Tuttavia colpisce il fatto che l'attenzione venga rivolta in massima parte alla tutela di foreste,ambienti montani o marini, mentre quasi nulla viene fatto per salvaguardare uno dei patrimoni naturali assolutamente più preziosi: la notte, il contatto più diretto che l'uomo ha avuto per millenni con le immensità del cosmo.

È facile rendersi conto di come la nostra sia una civiltà che fa dell'illuminazione selvaggia una sua caratteristica peculiare: sono molte ormai le immagini da satellite riprese durante le ore notturne che mostrano il nostro pianeta illuminato da una fitta trama di luci,le quali disegnano con grande fedeltà il profilo tecnologico delle nazioni mondiali: USA, Europa e Giappone, i cui abitanti costitutiscono 1/4 della popolazione mondiale, consumano da soli 3/4 dell'energia che vediamo risplendere di notte. Non dimentichiamo poi gli incendi nelle foreste del Terzo Mondo così come quelli di gas naturale e petrolio nei paesi arabi e nel Sahara. L'unica manifestazione di luce naturale che vediamo nella fotografia è un'aurora boreale sopra la Groenlandia. L'energia dispersa (e quindi non utilizzata) sotto forma di luce ammonta a qualcosa come 500 milioni di Watt, una cifra che pare quasi impossibile.

Tutto ciò agli occhi dell'astronomo e dell'astrofilo mostra la tendenza della razza umana ad illuminare senza alcuna utilità il cielo impedendo in gran parte del globo le osservazioni celesti, ormai solo possibili, a livello altamente professionale e con grandi telescopi, in luoghi sempre più isolati e difficilmente accessibili (deserti, zone montagnose...). Basti pensare, a tal proposito, che il telescopio nazionale italiano verrà costruito con tutta probabilità alle Canarie, nell'impossibilità di trovare un sito sul territorio nazionale che sia sufficientemente scuro di notte. Vi sono vari tipi di inquinamento luminoso che disturbano l'osservazione astronomica: l'abbagliamento, prodotto da luci dirette in modo approssimativo rispetto alle funzioni che dovrebbero espletare, l'inquinamento ottico, originato da luci che, site in determinate proprietà, ne invadono altre (come nel caso degli osservatori astronomici o dei più modesti siti osservativi degli astrofili) e infine il vero e proprio inquinamento luminoso, dovuto al chiarore del cielo prodotto dall'insieme di luci di una città, grande o piccola che sia. Ma come si diffonde questo inquinamento?

Quando osserviamo una zona di cielo, il nostro sguardo attraversa un certo volume di atmosfera e quindi raccoglie la luce che le particelle diffondono in essa: tra questa luce vi è anche quella dispersa dall'illuminazione pubblica che si somma dunque alla luce naturale, che comprende quella del Sole, delle stelle, della nostra stessa atmosfera (la nota luce zodiacale). A causa della diffusione delle particelle atmosferiche l'inquinamento luminoso si fa sentire anche a grande distanza dalle città che ne sono le sorgenti.


Che cosa è possibile fare contro l'inquinamento luminoso

Limitare l'inquinamento luminoso è piuttosto semplice: per prima cosa si devono usare lampade che illuminano la terra e non il cielo. Anche se ciò può sembrare banale ed evidente, risulta da più indagini che oltre il 30 % dell'energia luminosa viene diretta inutilmente verso l'alto e quindi sprecata. Una possibile soluzione a questo inconveniente sarebbe quella di utilizzare delle lampade direzionali con opportune schermature per l'illuminazione stradale (responsabile di gran parte dell'inquinamento), il cui costo sarebbe del tutto analogo a quelle comunemente usate. La spesa di sostituzione verrebbe largamente colmata in pochi mesi dal risparmio energetico conseguente. In questa maniera la potenza usata per illuminare un regione di suolo ben definita e ristretta potrebbe essere notevolmente ridotta così da azzerare o quasi l'illuminazione del cielo. Il risparmio in questo senso sarebbe notevole: l'Italia avrebbe una riduzionie di spesa di quasi 250 miliardi all'anno in energia elettrica.

Nel mondo le iniziative in tal senso sono numerose, anche se spesso sono rivolte a piccole realtà, piuttosto che interessare grandi aree urbane. A Tucson città di 600000 abitanti in Arizona, una sapiente illuminazione permette di apprezzare la Va Lattea in pieno centro cittadino, così come a Londra si può contare su un cielo molto scuro già a 30 chilometri dalla città. Inverosimile invece la situazione a New York, dove è uno spettacolo raro poter ammirare la Luna!

Controllare la quantità dell'inquinamento luminoso risulta quindi largamente alla nostra portata.Utilizzare lampade schermate è una questione puramente amministrativa, non tecnologica. Controllare invece la qualità della luce è meno immediato. Risulta chiaro che se l'illuminazione stradale utilizza lampade che coprono una vasta banda dello spettro, la ricerca astronomica ne risulta seriamente danneggiata in tutte le sue applicazioni. Da questo punto di vista sarebbe quindi opportuno limitare la regione dello spettro di emissione, scegliendo lampade monocromatiche, come quelle al sodio a bassa pressione, che sono, sotto tutti i punti di vista, le preferibili. Economicamente poco costose e facili da installare, tali lampade sono anche le più efficienti in assoluto ed emettono in un ristrettissimo intervallo spettrale, che può essere agevolmente rimosso tramite dei filitri dagli astronomi nell'osservazione fotografica e visuale. Di fronte a tali evidenti vantaggi vi è anche tuttavia un lato spiacevole, puramente estetico, che fa ancora preferire le vecchie lampade nella maggior parte dei casi: i dispositivi di illuminazione al sodio emettono luce gialla e hanno per questa ragione l'effetto di conferire alle cose e alle persone una colorazione poco gradevole, oltre all'impossibilità di distinguere i colori reali. È sicuramente più apprezzabile agli occhi la luce emessa dalle lampade a vapori di mercurio,costituite da bulbi fluorescenti internamente ricoperti di polveri che hanno il potere di traformare la radiazione ultravioletta in radiazione visibile, dalle lampade ad alogenuri e da quelle al sodio ad alta pressione. Ma questi altri tre tipi di sorgenti luminose sono molto meno efficienti e presentano uno spettro talmente ampio che una sua schermatura con filtri a banda passante è praticamente impossibile. Mentre una lampada al sodio a bassa pressione produce 183 lumen/Watt, una lamapda a filamento incandescente arriva a soli 20 lumen/Watt, contro i 54 prodotti da una ai vapori di mercurio e i 125 di una al sodio ad alta pressione. Naturalmente l'illuminazione con sodio a bassa pressione non può essere utilizzata in ciascun ambito: vi sono casi, come negli impianti sportivi, in cui si ravvisa l'esigenza da parte dei giocatori di un'ottima percezione dei colori, e ciò fa preferire le lampade al mercurio. Sono state proprio ragioni di carttere estetico a bloccare per molto tempo i progetti per ridurre l'inquinamento luminoso, che è così aumentato a dismisura in tutto il pianeta.


La situazione in Italia

L'aumento dell'illuminazione pubblica costituisce un grosso problema anche in Italia, dove molte persone si stanno muovendo per cercare una soluzione più rapida possibile al problema. Numerose iniziative di sensibilizzazione sono state promosse dagli osservatori pubblici e privati e da associazioni di astrofili, che sempre più spesso sono costretti a percorrere decine e decine di chilometri per osservare sotto cieli bui (emblematico è il caso degli astrofili di Milano, che sono soliti osservare a cento chilometri e più dalla loro città.). Per gli osservatori astronomici la situazione è piuttosto compromessa: su 12 sedi contattate, solo 6 possono disporre di un cielo di sesta magnitudine (la magnitudine limite ad occhio nudo); in 3 osservano stelle di 5 grandezza al massimo e gli altri solo di terza (magnitudine considerata ancora buona per un cielo cittadino), senza poter fare quindi numerosi tipi di ricerca che esigono un cielo molto buio. Un 'iniziativa di notevole importanza, di cui si fa partecipe anche l'associazione astrofili trentini, è stata quella proposta dall'U.A.I. (unione astrofili italiani) che prevede un censimento fotografico e visuale del cielo di numerose zone sul suolo italiano e di un loro studio da un punto di vista dell'inquinamento luminoso. È stata messa a punto una scheda che prevede l'osservazione di una zona del cielo, da parte di astrofili ma anche di principianti, allo scopo di valutarne il grado di inquinamento. Invitiamo quindi tutti a tentare un esperimento in questa direzione: può essere un motivo per avvicinarsi all'astronomia e capire quale patrimonio culturale rischiamo di perdere.

Purtroppo l'attenzione a questo problema da parte dei politici e dei grandi industriali nel settore illuminotecnico non è molto sentito: e dire che questi ultimi prevedono per i prossimi anni un aumento quasi esponenziale del consume di luce pro-capite, non rendendosi conto dei numerosi problemi economici ma anche culturali collegati al fenomeno. Fortunatamente qualcosa sembra muoversi a livello politico (e si sa bene come la politica influenzi anche i settori economici): in data 14 luglio 1992 è stata presentata la proposta di legge numero 1296 ad opera degli onorevoli Casini, Diana, Fronza Crepaz e Scalia intitolata: "Misure urgenti in tema di risparmio energetico da uso di illuminazione esterna e lotta all'inquinamento luminoso". La proposta è divisa in 11 articoli, che prevedono la tutela delle aree che circondano gli osservatori astronomici, nonchè l'adeguamento nella produzione e installazione delle lampade stradali a severe norme contro la dispersione luminosa. È sincero desiderio di tutti che tale legge venga approvata al più presto.


Cosa si fa in Trentino: il campeggio astronomico di Luserna

Anche la nostra regione, benché molto fortunata sotto un profilo morfologico, potendo disporre di numerosissime cime montagnose, risente in misura sempre maggiore dell'inquinamento luminoso. Ormai da anni a Trento non si riesce più a godere dello spettacolo della Via Lattea, nemmeno nelle serate più limpide, irrimediabilmente compromesse dall'illuminazione pubblica. L'associazione astrofili trentini cerca con sempre maggior vigore di sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema, attraverso conferenze, lezioni al planetario ed osservazioni pubbliche. La nostra sorpresa è sempre grande di fronte alla curiosità e meraviglia del pubblico che alza lo sguardo al cielo e non crede ai propri occhi alla visione di centinaia di stelle di cui ormai non ricordava quasi più l'esistenza. Quanti ragazzi oggi conoscono la Via Lattea, sanno che si possono vedere i pianeti ad occhio nudo o che con un piccolo binocolo è possibile scorgere una gran quantità di meraviglie celesti? È stata questa constatazione, ad esempio, che ha portato all'organizzazione di serate osservative per i ragazzi delle scuole medie della nostra regione, alle quali hanno partecipato più di 1000 studenti, che si sono avvicinati per la prima volta all'osservazione ad occhio nudo e con il telescopio.

Gli stessi soci dell'associazione spesso compiono osservazioni in luoghi disparati, alla ricerca del cielo astronomicamente migliore: siti in passato utilizzati costantemente, come le Viote di Monte Bondone, sono ormai quasi completamente inservibili per il grande aumento dell'inquinamento luminoso del capoluogo.

Nei giorni 18-19 settembre 1993 è stato invece organizzato un campeggio astronomico nella cittadina cimbra di Luserna, allo scopo di verificare la bontà del cielo notturno sull'altopiano di Folgaria-Lavarone-Luserna, in vista di un progetto che prevederà nel futuro la creazione di un' area scientifica dotata di numerose strutture, tra le quali anche dei telescopi. Ospiti in un accogliente agritur, rinfrancati dall'aria pura e dalla tranquillità dell'alta montagna, oltre che con l'apprezzatissimo appoggio dell'amministrazione locale che ha fornito una quantità di pellicole per testare fotograficamente il cielo notturno, alcuni astrofili hanno trascorso il fine-settimana a Luserna, dedicandosi ad osservazioni astronomiche. Gli strumenti ottici a nostra disposizione erano un telescopio catadiottrico da 20 cm. di diametro, un riflettore di 13 cm., utilizzato per la fotografia celeste e numerosi binocoli.

Dopo un attento esame della zona circostante è stato identificato un buon sito osservativo a Malga Campo, situata a pochi minuti di macchina dal paese. Luoghi più isolati e certamente migliori sotto questo profilo erano quelli di Forte Luserna, tuttavia difficilmente raggiungibili con la strumentazione appresso. Il tempo purtroppo ci ha assistito solo durante la notte di domenica, nella quale sono state realizzate numerose fotografie ed un rilievo dell'inquinamento luminoso del luogo. La situazione non è parsa certo ottimale, ma sicuramente più che accettabile rispetto a molti altri luoghi, anche di altitudine più elevata. La magnitudine limite alle 2:00 di notte è stata di 5.7, non eccellente ma più che buona, considerando che durante la giornata era gravata sulla zona una fitta nebbia, e l'umidità fa sempre perdere qualche decimo di magnitudine. Il maggiore problema riscontrato è stato appunto quello dell'umidità e della conseguente condensa sugli strumenti, per il quale tuttavia le soluzioni sono molteplici e non impegnative.

Luserna è posta alle estreme propaggini dell'altopiano di Lavarone, lontana da grandi e medi centri cittadini: il cielo è quindi piuttosto scuro, anche se risente debolmente delle luci di Vicenza, che guastano leggermente l'orizzonte meridionale, e delle luci delle strade cittadine, che però potranno essere opportunamente schermate, fornendo così anche un esempio per successive operazioni di questo genere nella nostra regione. Per un'attività osservativa e fotografica non a livello professionale, il sito in questione pare avere tutte le caratteristiche adatte, non ultima quella di poter usufruire dell'edificio di una malga a pochi metri di distanza, che una volta ristrutturato potrà fornire un'adeguata struttura di supporto.

È nostra intenzione tornare a Luserna per altre osservazioni, allo scopo di testare il cielo notturno in diverse condizioni meteorologiche e con pellicole a diversa sensibilità spettrale. In conclusione il campeggio astronomico di quest'anno è stato un'occasione per conoscere una zona affascinante ed ancora incontaminata della nostra regione, apprezzare la cordialità ed accoglienza della gente cimbra e poter collaborare con quanti hanno a cuore i problemi dell'astronomia e della salvaguardia dell'ambiente, anche nel suo aspetto meno conosciuto: la notte.


Ringraziamenti

L'autore desidera ringraziare l'amministrazione locale di Luserna, nella persona del sindaco Nicolussi, per l'attenzione e disponibilità dimostrata, e il presidente dell'associazione artigiani Gianni Nicolussi, che ha reso possibile la sponsorizzazione per l'acquisto di materiale fotografico ad opera dell'Azienda di promozione turistica degli altipiani di Folgaria-Lavarone-Luserna. Un ultimo ringraziamento va rivolto a Mauro Ianeselli dell'associazione astrofili trentini.


Bibliografia


Christian Lavarian (lavarian@science.unitn.it)
novembre 1995


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