Associazione Astrofili Trentini
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La via per lo spazio


Nel 1996 è stato raggiunto un importantissimo traguardo nella storia dei trasporti spaziali: il guadagno commerciale dei voli ha per la prima volta superato le spese delle agenzie, realizzando un utile di circa 100.000 miliardi. I carichi inviati in orbita nel 1998 sono stati oltre 250, il doppio rispetto l'anno precedente: secondo le più recenti stime oltre 1200 satelliti saranno lanciati nei prossimi 8 anni. In parole semplici, stiamo vivendo una vera e propria "corsa all'oro spaziale", che alimenta fortemente il sogno, agognato da molti, di superare definitivamente un giorno i confini del nostro piccolo pianeta, e viaggiare, pacificamente, fra le stelle. Il grande ostacolo verso questo desiderio è l'effettiva enorme difficoltà di mandare qualsiasi cosa nello spazio. L'immissione in orbita è costosissima, e le sonde che inviamo ai confini del sistema solare devono compiere lunghi e tortuosi tragitti per raggiungere dopo anni i loro obiettivi. La destinazione di una missione verso i sistemi solari scoperti recentemente richiederebbe migliaia d'anni. Occorre un'idea rivoluzionaria per un alternativo sistema di propulsione, che permetta altissime velocità, economicità, sicurezza. Di ciò si sono rese conto le industrie aerospaziali, NASA in testa, che incalzate da esigenze soprattutto commerciali stanno studiando nuovi modi per viaggiare nello spazio: sarà un cammino lento dicono in molti, a meno d'un colpo di fortuna (o faremo meglio a dire di genio) lungo il percorso.

Il primo passo concreto sarà realizzato nella Stazione Spaziale Internazionale, ideale trampolino di lancio per le future missioni di colonizzazione della Luna e di Marte, previste dall'ente spaziale americano per il 2030. Occorrerà poi rivedere il concetto di navicella spaziale, oggi rappresentato dallo Shuttle, rendendolo più efficiente e versatile, ed adatto a percorrere lunghe distanze. La principale difficoltà da affrontare risiede nel fatto che tutti gli odierni mezzi di propulsione richiedono una gran quantità di combustibile e comburente per funzionare: ciò significa portarsi appresso decine di tonnellate di peso, aumentando a dismisura i costi dei lanci. Attualmente il prezzo di immissione orbitale per un chilogrammo di materiale è di circa 12 milioni di lire: portare un astronauta sullo Shuttle costa quasi un miliardo! I propulsori del futuro stanno in ogni caso prendendo una forma concreta, almeno sulla carta: razzi "rotativi" somiglianti a giganteschi elicotteri, motori ad energia solare, motori ad aspirazione d'aria e "guinzagli spaziali" possono sembrare curiosi alla vista ed incapaci di volare, ma promettono grande risparmio ed innovazione astronautica. Tecniche ancora più complesse prevedono l'utilizzo del laser, delle vele solari e dei razzi nucleari compatti: risultati positivi e molto incoraggianti sono stati ottenuti alcune settimane fa con il primo motore a ioni imbarcato sulla navicella Deep Space One. Questi nuovi sistemi di propulsione, una volta standardizzati e resi sicuri, permetteranno di viaggiare in lungo e in largo per il sistema solare in pochi mesi: un bel salto in avanti.

Diverso e più complesso diviene il discorso se spostiamo la nostra mira alle lontanissime stelle. Per coprire distanze di anni luce gli unici mezzi che possiamo realisticamente immaginare sono i motori a fusione nucleare o ad antimateria: la loro realizzazione è però tecnicamente impossibile oggi, e lo sarà ancora per molto tempo. Ecco l'importanza che la fortuna può avere nella nostra storia, come accennavamo poc'anzi: strade di pensiero apparentemente sterili potrebbero serbare qualche idea straordinaria per i nostri scopi. Per questo motivo la NASA ed altri enti ben finanziati hanno creato gruppi di lavoro con esperti del settore dedicati all'esclusiva verificabilità teorica della reale fattibilità di esotici mezzi propulsivi: qui si studia il motore a curvatura (avete letto bene, fans di Star Trek), le pieghe dello spazio tempo, i problemi legati all'antimateria ed altro che davvero sembra fantascienza. Ma non lo è di certo, considerando i milioni di dollari impiegati in questi progetti.

Resteremo ancora per molti anni ancorati al piccolo granello di sabbia che chiamiamo Terra, costretti ad esso nel suo viaggio cosmico. Ma non disperiamo: un giorno forse, un novello Einstein o Newton, darà l'indicazione giusta per raggiungere finalmente le stelle.


Christian Lavarian (lavarian@science.unitn.it)
luglio 1999


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