Giove


Anelli
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Elia Cozzi, 2:331/101 ( 18-07-1996 21:03)
# A : Tutti
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Il Pioneer 11 sorprese gli scienziati quando le sue immagini indicarono l'evidenza di un anello intorno a Giove. Successivamente, il Voyager 2 confermo' l'esistenza di anelli estremamente sottili, invisibili da Terra. L'anello principale e' largo circa 7000 chilometri e ha uno spessore di solamente 30 km. Il suo bordo interno e' situato a circa 123000 km di distanza dalla sommita' delle nuvole di Giove. Questo anello contiene oggetti che potrebbero essere frammenti di piccoli satelliti distrutti agli impatti, oppure si tratta di materiale che non e' mai riuscito ad accrescere per formare un satellite.

Un anello piu' tenue si trova 20000 km all'interno dell'anello principale. E uno ancora piu' sottile e' situato 85000 km all'esterno dell'anello principale.

Questi due anelli sottili sono formati da particelle piccolissime (poco piu' di un micron di diametro). A causa delle loro ridotte dimensioni, le particelle sfuggono all'anello in tempi relativamente brevi; nonostante cio' la presenza degli anelli indica un continuo rifornimento di questo materiale che viene probabilmente prodotto durante gli impatti tra micrometeoriti e i corpi piu' grandi dell'anello principale; inoltre, anche le particelle perse dai satelliti potrebbero entrare a far parte degli anelli.


Aurore polari
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Elia Cozzi, 2:331/101 (10-23-1996 21:10)
# A : Tutti
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HUBBLE SEGUE I RAPIDI CAMBIAMENTI DELL'AURORA DI GIOVE

Lo studio della veloce e spettacolare danza dei gas luminescenti nell'alta atmosfera di Giove, meglio conosciuta come aurora, eseguito con l'Hubble Space Telescope, sta permettendo agli astronomi di mappare l'immenso campo magnetico di Giove e di capire meglio come si genera tale fenomeno.

"Ora che abbiamo individuato la localizzazione generale delle aurore e mappato i loro cambiamenti giornalieri, dovremmo essere in grado di scoprire le cause che generano le aurore su Giove", dice John T. Clarke, un astronomo del College of Engineering dell'Universita' del Michigan.

Le nuove osservazioni di Hubble mostrano simultaneamente degli anelli ovali ripiegati sia sul polo nord sia sul polo sud (spostati di 10-15 gradi dall'asse di rotazione di Giove), unitamente a un'impronta di un'aurora creata da un flusso di corrente di circa un milione di ampere tra Giove e la luna vulcanica Io.

Le immagini di Hubble forniscono sufficienti dettagli da consentire a Clarke e ai suoi colleghi di registrare i cambiamenti giornalieri dell'intensita' e dei movimenti dell'aurora. Essi hanno scoperto che le variazioni di luminosita' avvengono durante il corso di un giorno gioviano, probabilmente a causa della compressione del campo magnetico di Giove sulla faccia del pianeta rivolta verso il Sole. Sono state individuate anche determinate caratteristiche che co-ruotano con il pianeta. Questa visione globale e' completata dalle misure del campo magnetico e delle particelle cariche eseguite sul luogo dalla sonda Galileo, ora in orbita intorno al pianeta. Confrontando le riprese globali e quelle ravvicinate, gli scienziati ritengono di perfezionare le teorie riguardanti le cause e i meccanismi alla base della creazione e del mantenimento di questi spettacoli luminosi.

Il team di scienziati, all'Universita' del Michigan di Ann Arbor, il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, l'Universita' del Wisconsin a Madison, il Goddard Space Flight Center a Greenbelt, e altre istituzioni hanno studiato per due anni le aurore di Giove utilizzando la Wide Field and Planetary Camera 2. I loro risultati hanno portato alla pubblicazione di due articoli, uno firmato da Clarke e l'altro da Gilda Ballester, entrambi del College of Engineering dell'Universita' del Michigan. I due articoli sono apparsi nel numero del 18 ottobre della rivista Science. Le immagini, riprese in luce ultravioletta, risultano le piu' sensibili e dettagliate riprese delle aurore del pianeta gigante. Le precedenti osservazioni delle aurore erano state eseguite con la Faint Object Camera di Hubble e con telescopi terrestri tramite filtri nel vicino infrarosso. Le immagini del Telescopio Spaziale presentano dettagli di 300 chilometri di diametro. Questo permette a Clarke e ai suoi colleghi di analizzare i rapidi cambiamenti che avvengono su piccola scala nella struttura delle aurore, consentendo una mappatura delle variazioni sui poli magnetici e sugli effetti derivanti dalle emissioni del satellite Io.

Le aurore si manifestano quando le particelle cariche (elettroni, protoni e ioni positivi) vengono catturate dal campo magnetico che circonda il pianeta. Cadendo verso i poli magnetici nord e sud, esse collidono con le molecole e gli atomi presenti nell'atmosfera del pianeta. Gli atomi acquistano energia che viene poi rilasciata sotto forma di emissione luminosa, esattamente come i gas delle luci fluorescenti e al neon quando gli viene applicata una corrente elettrica.

Studiando le immagini dell'intero disco di Giove, gli astronomi hanno trovato con sorpresa, che le aurore si presentano in modo speculare ai poli nord e sud. Sebbene anche sulla terra le aurore sopra ogni polo sono una la copia dell'altra, le precedenti osservazioni di Giove a bassa risoluzione spaziale avevano suggerito che alcuni punti dell'ovale dell'aurora apparissero piu' luminosi. Questo fenomeno veniva spiegato, nel caso di Giove, con le grandi asimmetrie nel campo magnetico che avrebbero prodotto una maggior concentrazione di particelle cariche nei punti di debole campo magnetico con conseguente creazione di zone aurorali piu' luminose.

Le aurore terrestri sono determinate dal flusso di particelle proveniente dal Sole. Diversamente, l'immenso campo magnetico di Giove, unitamente alla sua elevata velocita' di rotazione (10 ore) contribuiscono a generare aurore 1000 volte piu' luminose di quelle terrestri.

La situazione viene complicata ulteriormente dal materiale rilasciato dalla luna Io. Gli scienziati ritengono che le eruzioni vulcaniche di Io producano una gran quantita' di particelle che vengono ionizzate, si espandono radialmente e vengono catturate dal campo magnetico di Giove. Queste cariche sono costrette a co-ruotare con il pianeta, creando un immenso foglio di corrente che modifica il campo magnetico del pianeta. Quello che non e' ancora chiaro e' la relazione tra i processi interni e quelli causati dal Sole, e come questi processi producano le aurore.

Sulla Terra, le tempeste magnetiche correlate con i grandi cambiamenti del flusso di particelle provenienti dal Sole, causano aurore molto luminose. Questo tipo di tempeste puo' disturbare i segnali radio e i sistemi di comunicazione, interferire con la navigazione aerea e creare black out elettrici. Il team di scienziati ha scoperto le tempeste magnetiche anche su Giove, tuttavia, in questo caso, il regolatore del sistema non e' il Sole ma un processo interno.

Alcuni dei materiali rilasciati da Io producono una corrente di particelle cariche. Queste particelle si ionizzano e vengono guidate nel campo magnetico di Giove lungo gli invisibili "tubi di flusso" che collegano Giove con Io. Questo genera le piccole macchie aurorali in prossimita' degli ovali intorno ai poli magnetici. Studiando i cambiamenti dell'intensita' di queste macchie, Clarke e i suoi colleghi sono stati in grado di mappare il campo magnetico di Giove mentre Io vi orbitava attraverso. Gli scienziati hanno collegato le macchie al "tubo di flusso" di Io in quanto le emissioni aurorali ruotano con Giove, mentre le macchie rimangono in una posizione fissa relativamente a quella di Io.

"Le dimensioni dell'aurora variano da 1000 a 2000 chilometri", dice Clarke. "Se vi trovaste sulle nubi di Giove, al di sotto del satellite Io, l'aurora ricoprirebbe tutto il cielo. Dovreste vedere un'esplosione causata dai gas che 400 chilometri sopra di voi vengono riscaldati rapidamente ad una temperatura di piu' di 5000 gradi. La velocita' di spostamento dell'aurora da est a ovest e' superiore ai 5 km al secondo in quanto la rapida rotazione di Giove sposta il pianeta piu' rapidamente di quanto lo faccia Io in orbita."

Clarke e i suoi colleghi sperano che le future osservazioni contribuiscano a fornire ulteriori informazioni sulle aurore. Il team sta condividendo i dati raccolti con gli scienziati responsabili della sonda Galileo, che si sta' attualmente muovendo ripetutamente attraverso il campo magnetico del pianeta durante le sue orbite. Galileo e' in grado di rilevare le particelle cariche (ioni, protoni e elettroni) che vengono intrappolate dal campo magnetico e di determinarle la loro posizione e la loro energia. Le informazioni raccolte da Hubble e dalla Galileo dovrebbero consentire agli astronomi di determinare una piu' accurata disposizione delle particelle cariche, che potrebbe eventualmente portare all'individuazione della loro sorgente su Io.


Collisione SL9
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da: Roberto Cavataio ( 13/2/1994 19:3 )
# A: Giorgio Bifani
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GB> Per quando e' previsto tale fenomeno?

Dal 18 al 23 luglio prossimi. Ti consiglio di munirti della pagina 59 del n. 2 di Nuovo Orione (febbraio). C'e' uno schema dettagliato con date e T.U. Se pero' vuoi risparmiare tempo e denaro, prendi nota:

               COLLISIONE DEI NUCLEI COMETARI CON GIOVE
       Nucleo                    Data di Collisione        T.U.
        17                          18 LUGLIO 94          16h48m
        15                          19 luglio 94           2h24m
        14                          19 luglio 94          14h24m 
        12                          20 luglio 94           4h48m
        11                          20 luglio 94          21h36m 
         7                          21 luglio 94          14h24m
         6                          22 luglio 94           2h24m
         5                          22 luglio 94          16h48m 
         1                          23 luglio 94           4h48m

Tieni comunque presente che l'articolo su N.O. si conclude con questa frase: "Sperando che le collisioni avvengano nell'emisfero rivolto verso la Terra!"


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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da: Massimo Corbisiero ( 8/5/1994 21:56 )
# A: All
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Penso di fare cosa gradita riportando in area una traduzione dalle Circulars della BAA.

La cometa e` in arrivo

Le ultime osservazioni e i modelli della cometa frantumata.

La cometa Shoemaker-Levy e` stata riosservata dopo la congiunzione con il Sole da Scotti e Gherels dell'osservatorio del Kitty Peak. Le nuove posizioni osservate cambiano in maniera significativa l'orbita precedentemente dedotta. Il nuovo "Perigiove" calcolato sarebbe avvenuto a una distanza dal centro del pianeta di solo 1.25 raggi gioviani. Le immagini ottenute in Gennaio con il telescopio del Mauna Kea mostrano che la "collana di perle" (cos e' stata definita la cometa dopo la scoperta della sua frantumazione dato il modo caratteristico con cui si mostra nelle immagini) persiste con cambiamenti nella luminosita' relativa dei singoli componenti. Il cambiamento piu' evidente, tuttavia, e' la sparizione della coda di polveri comune che precedentemente si estendeva da NE a SO della linea dei nuclei. Inoltre le code dei singoli nuclei sono piu' evidenti indicando che il rilascio di polveri continua. La lunghezza delle code e' maggiore di 1› in particolare per il nucleo n. 7, cio' suggerisce che la cometa non e' totalmente distrutta e conserva una ragionevole densita'. La cometa e' stata inoltre ripresa dal Telescopio Spaziale, dopo la sua riparazione, tra il 24 e il 27 Gennaio '94. Sono visibili 21 nuclei ma due degli originali (il n. 10 e il n. 13) sono scomparsi mentre due dei piu' brillanti (il n. 7 e il n. 8) si sono rivelati doppi.

La grandezza dei nuclei cometari e' ancora incerta. Le analisi teoriche della frantumazione mareale effettuate da Scotti e Melosh che davano un diametro originale di 2.3 Km. sono state superate da una analisi piu' dettagliata svolta da Sekanina, Chodas e Yeomans. Tenendo conto della rotazione della cometa e della possibilita' che la cometa non si sia smembrata che dopo due ore dal momento del Perigiove nel Luglio 1992 questi ultimi concludono che il diametro originario piu' probabile era di 9 Km.! Con il nuovo valore piu' basso per il Perigiove questo diametro originale S stato ridotto a circa 8 Km. Questo comporta che i frammenti potrebbero avere un diametro di 2-4 Km. e produrre un notevole impatto con l'atmosfera gioviana.

In conclusione le dimensioni dei frammenti piu' grossi sono abbastanza in accordo rispetto a calcoli precedenti che tenevano conto di un oggetto di 5 Km. di diametro ad una densita' di 1.0 g/cm3 e cio' comporta che la magnitudine dell'oggetto si mantiene piu' bassa di quella calcolata teoricamente di diversi ordini di magnitudine.

Previsione degli impatti

Gli impatti avverranno a Luglio. Il primo S ora previsto per il giorno 16 intorno alle ore 19.30, il maggiore per il 20 allo stesso orario e l'ultimo per il 22 verso le 7.30 (U.T.). Tutti gli impatti avverranno in una zona invisibile dalla Terra perchS gi_ tramontata. Le longitudini Gioviane misurate rispetto al meridiano di mezzanotte variano tra 65› per il primo impatto e 70› per l'ultimo, in direzione del terminatore diurno. Perci• essi dovrebbero ruotare di circa 10-15› (16-25m.) per raggiungere la faccia visibile dalla Terra e di altri 10› (16m.) per trovarsi in pieno sole (naturalmente nebbie o nuvole presenti molto in alto verrebbero facilmente illuminate dal bagliore dell'impatto). Tutti gli impatti avverranno nel lato opposto a quello visibile da Terra ma solo 4-9› entro il lembo. L'angolo Terra-Giove-Frammenti all'impatto varier_ tra 99› (il primo) e 94› (l'ultimo). Eventuali getti di materia di altezza compresa tra 500 e 1000 Km. potranno essere osservati direttamente da Terra. Gli impatti avverranno ad una latitudine di 47-48› (zenografica) nominalmente in corrispondenza della S.S.S. Temperate Region (la Sud-Sud-Sud Regione Temperata) ma in pratica nella zona scura Polare cos come sono abituati a chiamarla gli osservatori visuali.

La seguente tabella mostra gli impatti previsti alla data del 24 Febbraio da Chodas, Yeomans e Sekanina (IAUC 5941). I tempi per i frammenti E, G, H, K, L, Q, R, S, e W sono stati ottenuti da soluzioni delle orbite indipendenti usando osservazioni relative al mese di Gennaio. I tempi per gli altri frammenti sono stati interpolati. I tempi di impatto sono dati cosi' come saranno percepibili a Terra con un errore di +/-0.003 giorni.

Fragm. Data Imp.  Lum. Rel. Satell. vis. in eclisse
       U.T. Lug.

A=21   16.81  1   IO  (16.95-17.01 22h51m 00h08m)
B=20   17.11  1
C=19   17.27  1
D=18   17.48  1
E=17   17.61  2
F=16   18.02  2
G=15   18.30  2
H=14   18.78  2   IO  (18.72-18.78 17h19m 18h37m)
J=13   19.09  0   (sparizione)
K=12   19.42  2   EUR (19.40-19.50 09h41m 12h04m)
L=11   19.89  2
M=10   20.23  0   (sparizione)
N= 9   20.41  1   IO  (20.49-20.55 11h48m 13h06m)
P= 8b  20.61  2
Q= 7a  20.80  3   (il piu' brillante)
R= 6   21.28  2
S= 5   21.61  2
T= 4   21.75  1
U= 3   21.88  1
V= 2   22.18  2
W= 1   22.30  2   IO  (22.26-22.32 06h16m 07h35m)
                  GAN (22.65-22.73 15h28m 17h31m)

I tempi delle eclissi dei satelliti di Giove vengono dati poiche' sara' possibile per gli osservatori registrare dei flash riflessi dalle loro superfici. Peraltro, purtroppo, e' stato calcolato che la maggior parte dell'energia verra' rilasciata nell'infrarosso cosicche' il flash potrebbe non essere percepibile. Il frammento Q/7 (il piu' grande) cadra' il 20 Luglio alle 19h12m (+/-43m), il suo punto di impatto sara' visibile trattandosi della tarda sera. Sebbene nessun satellite si trovera' in eclissi in quel momento, Io, Europa e Callisto saranno visibili cosicche' se vi sara' un lampo molto brillante questo potra' essere rilevato da una accurata fotometria dei satelliti illuminati dal Sole.

Pianificazione delle osservazioni

Astronomi professionisti
Tutti i maggiori Osservatori e le sonde spaziali daranno il loro contributo per il maggior tempo possibile (le sonde saranno Galileo, Voyager 2, lo Space Telescope, l'I.U.E. ed il E.U.E.).
Il programma professionale prevede:

Astrofili
Quello che segue e' il programma della Sezione Giove della BAA ma si adatta benissimo anche per le nostre osservazioni. In occasione dell'impatto sara' comunque in atto una campagna osservativa Internazionale (International Jupiter Watch).
Bisogna comunque dire che non siamo assolutamente certi che vi saranno effetti sull'atmosfera di Giove dovuti all'impatto, cos come vi sono ancora grosse incertezze sull'effettiva grandezza dei nuclei cometari che andranno ad impattare sul pianeta e la cometa stessa sara' troppo debole per essere osservata anche nei momenti piu' vicini all'impatto stesso (a meno di improvvisi brillamenti dovuti al rilascio di polveri). Dovrebbe per• essere possibile registrare, attraverso la fotometria dei satelliti galileiani (soprattutto di quelli in eclisse) i brillamenti dovuti all'impatto come improvvisi aumenti di luminosita' delle loro superfici. E' inoltre possibile che gli effetti degli impatti sulle caratteristiche atmosferiche di Giove siano davvero spettacolari.
Anche dagli astrofili possono essere effettuate osservazioni nelle radioonde dove si dovrebbero poter rilevare le conseguenze degli impatti sulla magnetosfera di Giove.

Tutte le osservazioni hanno una vitale importanza poiche' non abbiamo idea della velocita' con cui si potranno sviluppare eventuali fenomeni (le bizzarrie del tempo potranno comunque ostacolare le osservazioni, ma questo e' vero anche per gli astronomi professionisti): ci si potra' trovare ad osservare qualcosa che solo pochi altri osservatori riusciranno a vedere per cui tutte le informazioni raccolte rivestono grande importanza. I tempi delle osservazioni andranno naturalmente presi con la massima accuratezza possibile. Dei particolari insoliti andranno subito segnalati telefonicamente ai coordinatori del progetto per una immediata verifica.

Satelliti galileiani
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Elia Cozzi, 2:331/101 ( 18-07-1996 21:02)
# A : Tutti
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Attorno a Giove orbitano 16 satelliti, quattro dei quali hanno le dimensioni di un pianeta. Tutti i satelliti di Giove si trovano sul piano equatoriale del pianeta creando l'apparenza di un sistema solare in miniatura. Le quattro lune maggiori, scoperte da Galileo nel gennaio del 1610, sono chiamate "satelliti galileiani". In ordine di distanza da Giove troviamo: Io, Europa, Ganimede e Callisto. La densita' media di queste lune diminuisce con la distanza esattamente come accade nella struttura interna di un pianeta. Le complesse caratteristiche di questi satelliti sono rimaste sconosciute fino alle missioni Voyager.

IO
Io e' uno dei corpi piu' singolari del Sistema Solare. Le sue dimensioni sono simili a quelle della Luna, la sua densita' media, circa 3.5, suggerisce che, come i pianeti terrestri, sia costituito da roccia o da silicati. Io e' il corpo vulcanicamente piu' attivo di tutto il Sistema Solare. Nelle immagini del Voyager sono state scoperte le evidenze di nove vulcani attivi. Inoltre, Io presenta almeno 200 crateri vulcanici piu' larghi di 20 chilometri, oltre dieci volte il numero dei vulcani terrestri di quelle dimensioni. Ogni anno la superficie di Io viene ricoperta da dieci miliardi di tonnellate di materiale vulcanico, quel tanto che basta per cancellare ogni traccia dei crateri da impatto.
Il colore della superficie di Io deriva dallo zolfo o dai composti solforosi espulsi durante le eruzioni. La lava di Io e' costituita da zolfo e le sfumature gialle, arancio e nere sono vari composti dello zolfo a diverse temperature. Alcune colate laviche dalle caldere di Io si estendono per oltre 150 chilometri.
I vulcani di Io presentano una bassa elevazione, diversamente da quelli di Venere, della Terra e di Marte. In ogni caso, il piu' grande vulcano di Io, Pele, ha una dimensione di circa 1400 chilometri. Sebbene le montagne di Io raggiungano altezze anche di 10 chilometri, nessuna di queste e' un vulcano, anzi, l'origine di queste montagne e' ancora un mistero. La velocita' di espulsione del materiale dai vulcani e' di circa 1 chilometro al secondo. La forma ad ombrello di queste eruzioni suggerisce che i vulcani di Io funzionino come i geyser. L'elevata velocita' di espulsione, unitamente al debole campo gravitazionale del satellite, consente ai getti di raggiungere altezze di circa 300 chilometri.
Perche' Io e' cosi' vulcanicamente attivo? La risposta deve essere ricercata nel pianeta Giove. Io orbita ad una distanza di 421600 km, circa 37000 km in piu' della distanza Terra-Luna. Dal momento che Giove possiede una massa 300 volte maggiore di quella terrestre, la sua immensa forza di gravita' induce enormi effetti mareali sulla superficie del satellite, provocando una flessione della crosta. Questo movimento genera abbastanza calore da far fondere gli strati sottostanti e produrre il generale vulcanesimo da hot-spot. La sottile atmosfera di Io e' composta principalmente da ossido di zolfo, che i fenomeni vulcanici continuano ad alimentare. La maggior parte dell'ossido di zolfo congela durante la notte.

EUROPA
Sebbene abbia circa le stesse dimensioni e la stessa densita' media (3.04) di Io, Europa e' notevolmente diverso. La superficie di questo satellite e' composta da ghiaccio d'acqua e appare liscia e levigata. La conformazione piu' evidente e' una serie di graffiature scure e di dorsali. Le incisioni sembrano essere fratture della superficie ghiacciata che vennero riempite di acqua. Le dorsali sono sottili e hanno un'elevazione massima di circa 150-200 metri. La densita' relativamente alta di Europa fa pensare che la crosta non possa essere piu' spessa di 75-100 km, suggerendo che l'acqua giace principalmente ghiacciata sulla superficie del satellite. L'assenza i crateri da impatto indicano che Europa e' stato inondato dall'acqua che ha cancellato ogni traccia di collisione.
Europa orbita a una istanza i 670900 km; per questa ragione non e' soggetto alle forze mareali di intensita' paragonabile a quelle che agiscono su Io. Tuttavia, le maree sono tali da far flettere la crosta di Europa e produrre calore al suo interno. Il calore viene rilasciato attraverso l'attivita' tettonica che rompe e sposta porzioni i crosta facendo fondere e defluire l'acqua di superficie. Di conseguenza le forze mareali potrebbero essere la sorgente delle spaccature e delle dorsali presenti su Europa. E' stato suggerito che il riscaldamento mareale potrebbe essere elevato al punto tale da impedire alla crosta del satellite di congelare completamente. Se questo fosse vero, uno strato di acqua potrebbe esistere sotto la crosta ghiacciata.

GANYMEDE
Con un diametro di 5260 km e una densita' media di 1.93, Ganymede e' un gigante di ghiaccio. Composto per meta' di ghiaccio e per meta' di roccia, Ganymede e' il piu' grande satellite del Sistema Solare, addirittura piu' grande di Mercurio. Ganymede orbita ad una distanza di 1070000 km. Su Ganymede si distinguono, per la loro luminosita', due tipi di superficie Le regioni piu' vecchie della superficie appaiono scure e molto craterizzate. Una grande area circolare di circa 3200 km di terreno scuro e fortemente craterizzato prende il nome di Galileo Regio. L'origine di Galileo Regio e di Marius Regio, un'altra grande regione di terreno scuro, non e' ben chiara. Potrebbe essere cio' che resta di un vecchio bacino da impatto o l'evidenza di un'espansione della crosta.
Le regioni piu' luminose presentano una minor densita' di crateri, indicando una minor longevita'. Essi contengono caratteristiche tettoniche formate da graffiature curve parallele. Questi dettagli non hanno una controparte sui pianeti terrestri.
La crosta di Ganymede ha uno spessore di circa 75 km. Sotto di essa giace il mantello costituito principalmente da acqua e ghiaccio, infine c'e' un nucleo di roccia o silicati. Non c'e' alcun dubbio che le forze tettoniche hanno provveduto a rimodellare la superficie del satellite. Il sistema di spaccature sembra si sia formato quando la crosta e' stata stirata o compressa. Le forze tettoniche avrebbero anche fratturato e ruotato larghi blocchi di terreno scuro e disallineato parte del sistema di graffiature. Il periodo piu' significativo dell'attivita' tettonica si e' probabilmente verificato nei primi periodi di vita del satellite, quando l'interno era ancora caldo.

CALLISTO
Il piu' esterno satellite galileiano, Callisto, e' quasi il gemello di Ganymede per dimensioni e densita'. Come per Ganymede, la densita' media suggerisce la presenza di acqua, con una sottile crosta di ghiaccio che ricopre un mantello di acqua o ghiaccio e un nucleo roccioso. L'orbita di Callisto ha una dimensione di 1884600 km.
Callisto e' il corpo piu' craterizzato osservato finora in tutto il Sistema Solare. La sua superficie e' completamente coperta da crateri da impatto. E' l'unico corpo densamente craterizzato che tra i crateri non presenta pianure analoghe a quelle i Mercurio, di Marte o della Luna.
La natura della crosta ghiacciata di Callisto viene rivelata dai suoi crateri e bacini da impatto, che sono molto piu' piatti di quelli dei pianeti terrestri. Il piu' grande bacino da impatto, circa 3000 km i diametro, prende il nome di Valhalla: una luminosa struttura ad anello probabilmente colpita da un oggetto di taglia asteroidale. L'anello presenta un leggero rigonfiamento e riflette probabilmente la frattura avvenuta nella crosta ghiacciata in risposta all'impatto.


Satelliti minori
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Elia Cozzi, 2:331/101 ( 18-07-1996 21:03)
# A : Tutti
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Gli altri 12 satelliti di Giove sono molto piu' piccoli in confronto ai satelliti galileiani.

Amalthea, il quinto piu' grande, ha un diametro di soli 170 km ed e' il piu' grande dei quattro piccoli satelliti che orbitano tra Giove e Io. Methis, Arastea e Thebe hanno un diametro compreso tra i 25 e i 100 km. Altri quattro satelliti sono situati oltre i galileiani. Le loro dimensioni variano tra i 15 e i 185 km. Ancora piu' all'esterno ci sono altri quattro satelliti con diametri compresi tra i 30 e i 50 km. Queste ultime lune, rispetto alle altre dodici, presentano un'orbita piu' ellittica e piu' inclinata sul piano equatoriale. Inoltre la loro orbita e' retrograda, cioe' ruotano intorno al pianeta in direzione opposta a quella di Giove. Queste caratteristiche fanno supporre che questi satelliti non facessero originariamente parte del sistema gioviano, ma che siano asteroidi catturati dall'intenso campo gravitazionale di Giove.


Sonda Galileo
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Andrea Di Dato, 2:335/225 ( 04-01-1996 21:38)
# A : All
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Missione Galileo: istante per istante

7 Dicembre - La sonda Galileo entra nell'atmosfera
  Tutti i tempi menzionati si riferisco all'ora dell'entrata nella
  atmosfera (E).
  Tutte le altitudini si riferiscono al livello, nell'atmosfera di Giove, in
  cui la pressione e` uguale alla pressione al livello del mare sulla Terra.
  Si e` assunto che l'entrata nell'atmosfera della sonda Galileo si sia
  verificata ad un'altezza di 450 Km. Al livello definito di entrata in
  atmosfera, questa cominciava a diventare abbastanza spessa da influenzare
  i movimenti della sonda.
  Ora di entrata nell'atmosfera (E): 22:04 GMT (2:04 pm PST)

E - 6 ore: Inizio della preparazione della sonda
     Distanza da Giove: 600.000 km
     Velocita` relativa a Giove: 76.700 km/h
     Punti salienti: Accenzione e calibrazione degli strumenti di bordo della
       sonda. I "g-switches" sono utilizzati per rivelare la decelerazione
       della sonda nell'atmosfera e come sistema ausiliario al malfunziona-
       mento dei timer.

E - 3 ore: Inizio delle misure delle radiazioni della cintura interna di Giove
     Distanza da Giove: 360.000 km
     Velocita` relativa a Giove: 97.200 km/h
     Punti salienti: Comincia la misurazione delle particelle energetiche con
     la stima delle particelle elettricamente cariche intrappolate in una
     parte dell'intensa cintura di radiazioni magnetiche di Giove.

  Campo non esplorato in precedenza. Sono stati effettuati campionamenti di
  quattro minuti.

  Ai tempi E-180 min, E-140 min, E-96 min, E-60 min e successivi, continua il
  campionamento fino all'ingresso in atmosfera.

E: Entrata in atmosfera
     Altitudine: 450 km
     Velocita`: 170.700 km/h
     Angolo d'incidenza: 8,3 gradi  sotto l'orizzonte
     Latitudine: 6,5 gradi  N (planetocentrico)
     Longitudine: 4,4 gradi  W
     Punti salienti: Atmospheric Structure Instrument iniziano continue
       misurazioni della decelerazione della sonda dovute all'alta atmosfera.
       La densita`, pressione e temperatura dell'atmosfera, puo` essere
       dedotta da questi dati.

E + 56 sec: Massimo stress aerodinamico
     Altitudine: 100 km
     Velocita`: 92.200 km/h
     Pressione atmosferica: 0,007 bar
     Temperatura dell'atmosfera: -119 gradi C
     Punti salienti: Appena la sonda entra nell'atmosfera di Giove, le forze
       aerodinamiche decelerano rapidamente la sonda. La sonda sperimenta una
       forza equivalente a 230 volte  la forza di gravita` sulla superfice
       terrestre. La piu` grande forza aerodinamica mai registrata su una
       navicella che entra nell'atmosfera di un pianeta.

E + 112 sec: Dispiegamento del paracadute pilota
     Altitudine: 50 km
     Velocita`: 3.200 km/h
     Pressione atmosferica: 0,07 bar
     Temperatura dell'atmosfera: -160 gradi C

E + 114 sec: Dispiegamento del pracadute principale
     Altitudine: 50 km
     Velocita`: 3.120 km/h
     Pressione atmosferica: 0,07 bar
     Temperatura dell'atmosfera: -160 gradi C

E + 122 sec: Liberato il modulo di decelerazione
     Altitudine: 48 km
     Velocita`: 1.630 km/h
     Pressione atmosferica: 0,09 bar
     Temperatura dell'atmosfera: -160 gradi C

E + 126 sec: Iniziano le misurazioni scientifiche dirette
     Altitudine: 48 km
     Velocita`: 1.540 km/h
     Pressione atmosferica: 0,09 bar
     Temperatura dell'atmosfera: -160 gradi C

E + 135 sec: Inizia la trasmissione radio con l'orbiter
     Altitudine: 40 km
     Velocita`: 890 km/h
     Pressione atmosferica: 0,1 bar
     Temperatura dell'atmosfera: -160 gradi C
     Punti salienti: I dati immagazzinati in memoria fino a questo punto
       della missione sono trasmessi insieme alle nuove misurazioni. Per
       fornire una copia di sicurezza della comunicazione con l'orbiter, i
       dati sono trasmessi in duplice copia da due distinti dispositivi
       della sonda.

E + 4 min ca.: Raggiunti i nuclei visibili di pirim'ordine di Giove
     Altitudine: 26 km
     Velocita`: 454 km/h
     Pressione atmosferica: 0,3 bar
     Temperatura dell'atmosfera: -150 gradi C
     Punti salienti: I nuclei visibili di Giove si crede siano formati da
       cristalli di ammoniaca congelati.

E + 8 min: La pressione atmosferica e` come la pressione al livello del mare
           sulla Terra
     Altitudine: 0 km
     Velocita`: 295 km/h
     Pressione atmosferica: 1,0 bar
     Temperatura dell'atmosfera: -107 gradi C

E + 13 min (molto incerto): E' stato incontrato un second nucleo maggiore
     Altitudine: -21 km
     Velocita`: 234 km/h
     Pressione atmosferica: 2,0 bar
     Temperatura dell'atmosfera: -67 gradi C
     Punti salienti: L'esistenza e la natura di questi nuclei e` molto incerta

E + 24 min (molto incerto): Ingresso in nuclei d'acqua
     Altitudine: -57 km
     Velocita`: 170 km/h
     Pressione atmosferica: 5,0 bar
     Temperatura dell'atmosfera: 0 gradi C

E + 30 min: La temperatura e` uguale alla temperatura ambiente sulla Terra
     Altitudine: -71 km
     Velocita`: 154 km/h
     Pressione atmosferica: 6,7 bar
     Temperatura dell'atmosfera: 25 gradi C

E + 42 min: Il Sole sorge nel punto d'ingresso della sonda
     Altitudine: -100 km
     Velocita`: 126 km/h
     Pressione atmosferica: 11.7 bar
     Temperatura dell'atmosfera: 79 gradi C

E + 60 min: Fine della missione base
     Altitudine: -135 km
     Velocita`: 104 km/h
     Pressione atmosferica: 20 bar
     Temperatura dell'atmosfera: 104 gradi C
     Punti salienti: Al disotto di questo livello, gli effetti di pressione
       e temperatura sui sistemi della sonda, la capacita` limitata delle
       batterie e la difficolta` delle trasmissioni radio attraverso la densa
       atmosfera e i nuclei, possono indurre il degrado delle operazioni
       della sonda e della qualita` dei dati.

E + 75 min: Fine della ricezione dati dalla sonda
     Altitudine: -159 km
     Velocita`: 92 km/h
     Pressione atmosferica: 28 bar
     Temperatura dell'atmosfera: 185 gradi C
     Punti salienti: Determinata dalla necessita` di preparare l'orbiter per
       l'inserimento nell'orbita di Giove.

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