Telescopi


114/900
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Michele Cora', 2:333/209.7 ( 23 Set 95 15:05)
# A : Andrea Evangelisti
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AE> C'e' qualcuno che puo' spiegarmi come fare per adattare il
AE> mio 114/900 per le foto al fuoco diretto?

Per adattare il 114 (di cui anch'io sono contento possessore) a fare foto al fuoco diretto ci sono quattro modi:

  1. Il piu' difficile e' quello di accorciare il tubo del telescopio in modo da avvicinare il fuoco dello specchio primario al secondario e permettere una maggiore fuoriuscita del fascio luminoso dal postaoculari. Questo tipo di modifica in genere e' scartata a priori in quanto modifica permanentemente le caratteristiche ottiche e costruttive dello strumento. L'avvicinamento dello specchio primario dovra' essere proporzionale all'avvicinamento che vuoi ottenere del fuoco primario alla pellicola. Piu' si avvicinalo specchio primario al secondario, piu' il fascio luminoso fuoriesce dal portaoculari, fino a che la luce esce dal bordo del secondario; Che potrebbe anche essere sostituito con uno piu' grande, pero' con un considerevole aumento dell'otturazione.
  2. Si puo' anche avvicinare il secondario al primario, ma per far questo bisogna allargare il buco sul tubo del tele per permettere di far scorrere verso il primario lo specchi secondario ed il portaoculari. Ed anche questa e' una soluzione che non permette ripensamenti.
  3. Il piu' facile e' quello di procurarsi un adattatore da applicare al posto dell'oculare che permette la fuoriuscita del fuoco dal portaoculari, ma che pero' inserisce tra gli specchi e la pellicola una lente che produce un ingrandimento di circa x1,5. Questo adattatore e' in commercio e lo puoi trovare dove hai comperato il telescopio.
  4. L'ultima soluzione e' quella di smontare il portaoculari e di sostituirlo con un adattatore che permetta di agganciare la macchinetta fotografica direttamente al posto del portaoculari, permettendo cosi' l'avvicinamento del fuoco alla pellicola. Questo adattatore non esiste in commercio e percio' ci si deve armare di pazienza e cercare di costruirsene uno. Progetti per costruire questo adattatore ne sono stati presentati tanti sia su Nuovo Orione (N.25 pg.70 , N.34 pg.20) che su l'Astronomia ( N.147 pg.70).

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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da: Christian Lavarian ( 4/3/1995 14:1 )
# A: Alessandro Valent
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Un 114 a 300klire potrebbe anche essere un buon telescopio. E' fondamentale in questi casi provare lo strumento sul cielo prima di acquistarlo e verificare res ottica o meccanica, non prima di aver sistemato l'allineamento. Se il telescopio ha piu' di 6-7 anni ed e' stato usato parecchio sara' necessario rifare l'alluminatura allo specchio, non piu' di 100000 lire. Poi occorre pensare anche al corredo : fino a qualche anno fa i 114 venivano venduti con oculari H20 e H6, quasi dei cocci di vetro, quindi e' bene in questo caso preventivare almeno 150000 per l'acquisto di un paio di buoni oculari, un K20 per bassi ingrandimenti ed un OR 6 per alti, per esempio. Insomma, alla fine credo davvero che sotto le 500klire per un buon 114 non si vada.


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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Christian Lavarian, 2:333/801.25 (Venerdi 30-08-1996 12:38)
# A : Claudio Rivieccio
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CR> Tempo fa, (anni) su L'astronomia venne pubblicato un articolo su come
CR> accorciare il tubo del newton 114 per poterlo collegare direttamente
CR> ad una reflex senza utilizzare il metodo della proiezione dell'oculare.
CR> (il fuoco era troppo interno).
CR> C'e' nessuno che ha fatto questo lavoro ???

Quando avevo il 114 feci accorciare il tubo di 12 cm da un tornitore, dopo aver smontato la cella del primario e il secondario... :-) . Non ci furono problemi per il riallineamento, avevo solo il telescopio un po' piu' corto...

CR> Si ottengono i risultati sperati ????

Il problema del 114 e' sempre la montatura, almeno nei modelli economici. Se hai un modello meade o Celestron il discorso cambia. Cmq. con molta pazienza si possono ottenere buoni risultati anche a fuoco diretto, naturalmente con telescopio guida e variatore di frequenza.


Allineamento ottiche
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da: Christian Lavarian ( 24/2/1994 9:0 )
# A: Giorgio Bifani
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GB> Ho tentato di rimettere a posto il tutto centrando col cercatore un
GB> oggetto il piu' lontano possibile e ricollimandolo con lo specchio,ma
GB> e' assai probabile che non ci sia riuscito bene,vista la mia scarsa
GB> dimestichezza con lenti ed affini,quindi quanto mi scrivi sopra e'
GB> verosimile che corrisponda a realta'.

Lo specchio principale e secondario conviene centrali prima guardando dal portaoculari senza l'oculare, e regoland le immagini delgi specchi in modo concentrico, poi effettuando la regolazione finale su una stella abbastanza luminosa, con la quale si possono meglio visualizzare abberrazioni extraassiali. A tal proposito ti consiglio l'ottimo "Il libro dei telescopi" Di Ferreri.


Cerchi digitali
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Marco Lorenzi, 2:333/201 ( 25 Gen 96 14:34)
# A : All
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Vorrei proporre una discussione in area a proposito di un "accessorio" che sta diventando abbastanza diffuso (se non altro all' estero): i cerchi digitali per i telescopi (sia equatoriali che alt-azimutali). Credo che con l'avvento del CCD, che offre una sensibilita' elevata ma un piccolo campo di ripresa, molti come me hanno la necessita' di puntare gli oggetti con precisione e senza perdere troppo tempo per cercarli; discorso analogo per la fotografia classica quando il soggetto non e' visibile nel mirino della macchina fotografica (la stragrande maggioranza dei casi !) o quando non si hanno mappe dettagliate ma solo le coordinate (ad esempio le comete). Ora un sistema che utilizzi degli encoder a 4096 impulsi per giro (praticamente tutti a che mi risulti) ha una risoluzione pari a (360 gradi/4096 passi) = 0.09 gradi, ovvero circa 5-6 primi, sufficiente per centrare il soggetto nel campo di qualsiasi CCD.

Mi risulta che attualmente sul mercato si trovino questi modelli:

Esiste poi il sistema studiato dalla Vixen per le sue montature della serie polaris, anche se mi sembra siano dotati di un database molto limitato di oggetti (poche centinaia) e non upgradabile. Non conosco i prezzi italiani di questi sistemi. La mia proposta e' che chi abbia avuto modo di utilizzare uno o piu' di di questi struenti posti in area la sua impressione sul funzionamento (facilita' d'uso, precisione, robustezza) ed il grado di soddisfazione.

Come adattare un MTO 1000
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Plinio Camaiti, 2:334/100.4 (10-26-1996 17:03)
# A : Pietropaolo Bianchi
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Prima di tutto, del solo oculare non te ne fai nulla. Hai bisogno di un anello adattatore che ti consenta di montare l'oculare al fuoco dell'MTO. Questo anello deve essere dotato di un'innesto filettato femmina da 42mm passo 1mm (per avvitarlo al bocchettone dell'MTO) e di un foro da 31.8mm dall'altra parte (per accettare gli oculari). Inoltre, siccome l'MTO ha uno schema Cassegrain (fuoco posteriore), e' opportuno usare un diagonale. Ma cosi' non sarebbe possibile mettere a fuoco le immagini all'infinito, perche' l'MTO e' stato progettato per essere un teleobiettivo e quindi per formare le immagini ad una distanza di circa 45mm dietro al suo innesto, il che non basta per l'uso astronomico. E allora e' necessario rimuovere la vite di fondo corsa del suo elicoide di messa a fuoco che si trova sul fianco dell'obiettivo, ben visibile perche' e' grossa e isolata.

A questo punto dubito che all'ipermercato ti facciano fare tutto questo, anche perche' dovresti metterlo su un robusto cavalletto e puntare e osservare in giro. Resta poi il fatto che l'unico test accettabile - per i nostri scopi - e' quello eseguito sulle stelle. Che devono apparire nitide, puntiformi e senza irregolarita', sfrangiature colorate ecc. quando lo strumento e' a fuoco e quando si sfuoca l'immagine le stelle devono apparire come un cerchio chiaro e uno scuro (l'ombra del secondario) perfettamente circolari e concentrici.


Come costruire uno specchio

Riporto il testo integrale di un articolo scritto da un mio consocio ora in eta' avanzata ma sempre con molto entusiasmo e passione per l'astronomia.

Ho avuto l'incarico dall'associazione astrofili trentini di illustrare il metodo per la costruzione di uno specchio per telescopio. Spero di riuscire in questo data la mia trentennale esperienza in materia; l'argomento e' tutt'altro che facile, anzi occorre dire subito che costruire uno specchio sferico o parabolico, non dico perfetto, ma almeno passabile, e' molto difficile, difficile tre volte. Questo non per scoraggiare eventuali intenzionati costruttori alle prime armi, bensi' perche' si sappia che prima di cominciare il lavoro e' necessario armarsi di tanta pazienza, costanza e volonta' di riuscire.

[...]

Prima di tutto L'AMBIENTE dove si effettuera' il lavoro: occorrera' non sia troppo caldo ne' troppo freddo ne' molto umido; bene illuminato, possibilmente da una finestra, munito di un lavabo o comunque dotato di una presa d'acqua. Perche' dell'acqua ne serve molta.

Secondo: munirsi di un tavolino a tre piedi, il piu' massiccio possibile, con un piano circolare di legno (grosso) del diametro di una trentina di centimetri. Questo tavolo di lavoro va appesantito alla base con delle pietre od altro, in modo che non si muova dal pavimento e non abbia alcuna oscillazione.

Terzo: comperare due dischi di vetro (io consiglio il diametro di 15 cm) di forte spessore non meno di 20 mm. Uno di questi vetri va poi fissato al centro del piano circolare del tavolino con tre pezzetti di legno rettangolari, dello spessore di 15 mm. Non prima pero' dall'aver coperto il piano del tavolino con un pezzo di tela cerata. Il disco di vetro non dovra' essere fissato molto rigidamente con i tre rettangoli di legno messi a 120 gradi tra loro, ma dovra' avere una leggerissima oscillazione e si dovra' poterlo levare e mettere con facilita'


CARBORUNDUM IN POLVERE

La fabbrica non vende volentieri piccoli quantitativi; percio' consiglio di unirsi in piu' persone e di comperarne un certo quantitativo, per esempio 5 kg del piu' grosso; 4 kg del numero successivo, e cosi' via, calando il quantitativo piu' il carborundum si fa sottile. Raccomandazione importantissima: occorre che queste polveri siano separate tra di loro in modo assoluto, possibilmente in vasi di vetro avvolti molto bene in cellofan. E' sufficiente che un solo granellino grosso vada a finire in qualche polvere piu' fine, perche' vengano annullate decine di ore di lavoro!

Qui incomincia la lavorazione dello specchio: si cosparge in modo uniforme con la polvere piu' grossa la superficie del vetro fissato al tavolino, si inumidisce la polvere con acqua (pulitissima) adoperando uno spruzzatore. Bisogna dosare la quantita' d'acqua, perche' se sara' troppa, verra' eliminato tropo presto il carborundum. A questo punto si appoggia sopra il primo vetro, il secondo, che si reggera' con tutte e due le mani, circondandolo con le dieci dita. Si comincia a fare scorrere il disco superiore, che d'ora in avanti chiameremo specchio, avanti e indietro, in linea retta. Occorrera' fare molta attenzione a che lo specchio non esca mai piu' di un terzo del suo diametro dal bordo del disco inferiore (utensile).

Molta attenzione si dovra' faare alla pressione delle mani, la quale dovra' essere sempre costante e uguale su tutti i punti dello specchio. Il movimento di va e vieni deve essere effettuato lentamente (circa un secondo) e al momento di fine corsa in avanti e l'inizio della corsa di ritorno, non dovra' essere effettuato bruscamente bensi' dolcemente senza arresti ne' strappi. Si dovra' badare che il centro dello specchio passi sempre sopra il centro dell'utensile. Dopo aver effettuato tre corse di va e vieni, ci si sposta con la persona di un passo (piccolo passo) verso destra, attorno al tavolino. Dopo altre tre corse, un altro piccolo passo a destra e cosi' via, fino a percorrere un giro completo attorno al tavolino, in circa un minuto. Quando ci si accorge che il carborundum non "morde" piu', perche' si sara' formata una poltiglia di vetro, si alza lo specchio, si aggiunge un po' di polvere e di acqua e si ricomincia con i movimenti di prima. Quando la poltiglia sara' diventata troppo densa, cosi' da ostacolare i movimenti, si lava molto bene lo specchio e l'utensile, si rimette carborundum fresco, acqua e si ricomincia. Dopo due o tre ore di questo lavoro, si sospende, per dedicarsi alla progettazione del telescopio.

Io consiglio di fare il primo telescopio della lunghezza di 1500 mm., perche' e' il tipo che da maggiori risultati e maggiori probabilita' di una buona riuscita. In questo caso occorre farsi una sagoma di alluminio che dia grosso modo la curva che si deve scavare nello specchio. Ci si procura un rettangolo di lamiera di alluminio di 200 mm x 100 dello spessore di due mm. A un filo di ferro (anche sottile) della lunghezza di tre metri, un capo del quale va fissato sul pavimento (con un chiodo), va fissata, ad una estremita', una punta accuminata di acciaio, sotto alla quale si poggera' sul pavimento la lastra di alluminio. Tenendo ben teso il filo di ferro e facendo scorrere la punta di acciao a destra e a sinistra, sopra la lastra a modo di compasso, si otterra' un solco curvo (settore di un circolo di 6 metri di diametro). Con un seghetto da traforo per ferro, si seghera' in due la lastra seguendo la traccia curva. Se il taglio non sara' venuto troppo perfetto si interporra' del carborundum nel solco tra i due pezzi della lamiera e sfregandoli uno contro l'altro si otterra' una lisciatura della curva.

Quando la smerigliatura-scavatura dello specchio avra' raggiunto il bordo del disco, si incomincia ad usare il pezzo di alluminio convesso per misurare la curva dello specchio. Sara' anche il momento di rilavare il tutto con la massima cura, e di passare al secondo carborundum. Si lavorera' con questo fino a quando la scavatura sara' profonda tanto da coincidere quasi con la curva della sagoma. A questo punto, risciacquo completo e si passera' alla terza polvere. Ora si dovra' costruire un pomello di legno , del diametro di sette o otto cm, ed alto 4. Lo si incollera' con dell'attaccatutto o vinavil, ben centrato, nella parte dello speccchio non scavata. Questo pomello servira' come impugnatura per muovere lo specchio avanti e indietro con una sola mano. Questo permettera', d'ora in avanti, di dare allo specchio una pressione piu' costante e distribuita su tutta la superficie. SI rallentera' il ritmo del movimento e ai movomenti di avanti e indietro e dello spostamento attorno al tavolino, se ne aggiungera' un terzo, precisamente il seguente: appena effettuato il piccolo passo a destra, si ruotera' lo specchio tra le mani, di circa un decimo di giro; si continuera' cosi', con pressione sempre piu' leggera per circa un paio di ore; intervallate, se sara' necessario, da abbondanti lavaggi. La superficie lavorata diventera' sempre piu' liscia e sempre piu' si dovra' fare attenzione alla massima pulizia, per eliminare qualsiasi granello di abrasivo piu' grosso, che se cascasse tra i due vetri durante la lavorazione, traccerebbe un solco che rovinerebbe tutto il lavoro fatto in precedenza. Percio' lavaggi sempre piu' frequenti e accurati di tutta l'attrezzatura; possibilmente anche dell'ambiente di lavoro.

Arrivati cosi' alla penultima polvere (che sara' quasi una cipria) si vedra' la superficie liscia, satinosa e si potra' procedere alla prima prova della lunghezza focale, che consistera' in questo: Mentre lo specchio sara' ancora molto bagnato, lo si porra' ritto (attenzione a fissarlo bene, che non caschi!) su un tavolo, si accendera' una candela e ci si porra' con questa davanti allo specchio, indietreggiando piano piano fino a che si vedra' nello specchio l'immagine della candela, indietreggiando ancora piano piano, fino a che si vedra' lo specchio completamente illluminato, dopo di che l'immagine della candela apparira' rovesciata, o per meglio dire capovolta. Il punto dove lo specchio si illuminera' completamente, sara' la lunghezza focale. Si misurera' accuratamente, perche' questa misura servira' per la costruzione del tubo.

L'ultima polvere, la piu' fine, si dovra' sciogliere in acqua, lasciare depositare per qualche minuto e magari filtrare con del cotone idrofilo. Con questo preparato si cospargera' finalmente la superficie dell'utensile. Si ricominciera' a lavorare con maggior lentezza e minore pressione, aggiungendo ai tre movimenti effettuati fino ad ora, un quarto movimento che consistera' di uno spostamento dello specchio lateralmente e a destra, chhe fara' uscire il bordo dello specchio dal bordo dell'utensile, non piu' di un centimetro, durante il movimento di va e vieni, in modo che il centro dello specchio percorrera' sulla superficie dell'utensile una specie di zig zag. Questo per un solo giro attorno al tavolino, poi si riprendera' il solito movimento centrato.

A questo punto le due superfici a contatto aderiranno talmente che sorgera' il pericolo di bloccaggio dei due vetri; percio' grande attenzione a non lasciare asciugare troppo le superfici a contatto. Aggiungere poco liquido, ma abbastanza spesso. Per levare lo specchio, bisogna farlo scorrere fino al completo distacco, molto lentamente, procurando di non graffiarlo contro il bordo dell'utensile. Quando dopo molte ore di lavoro la superficie sara' abbastanza liscia da lasciar vedere, attraverso il vetro, il panorama illuminato dal sole, si potra' passare alla fase di lucidatura. Prima occorrera' eliminare dall'ambiente e da tutte le cose usate fino ad ora, qualsiasi impurita' , attenzione perfino ad eventuali granelli di calce che si possono staccare dal soffitto.

Dopo aver comperato presso un negozio di colori, un mezzo chilo di ossido di ferro (della migliore qualita') si versa un certo quantitativo di questa polvere rossa in una bottiglia da litro piena fino a meta' di acqua, si tappa e si sbatte a lungo fino ad ottenere un liquido non troppo denso. Se sara' denso si aggiungera' acqua, al contrario ossido di ferro. Mentre il liquido si amalgama, si tagliera' un disco di tela di cotone a trama molto fine; di quella che si chiama pelle d'uovo. Il disco dovra' avere un diametro (se l'utensile avra' un diametro di 15 cm) di 19 cm. Lo si poggera' sopra l'utensile (asciutto) distendendolo bene e tirandolo lungo i fianchi del disco. Facendosi aiutare da qualcuno, si leghera' questa tela con uno spago lungo i fianchi del disco, badando prima di stringere definitivamente lo spago a tirare e disttendere torno a torno la tela, in modo che la superficie dell'utensile sia coperta dalla tela uniformemente tesa

Ora, dopo aver sbatttuto il liquido nella bottiglia, si procedera' al filtraggio. Si prendera' un altro disco di tela piu' piccolo e uno strato sottile di cotone idrofilo, si poggera' sulla bocca di un vasetto di verto e facendo fare con un dito conca alla tela e cotone, verso l'interno del vasetto, si incomincera' a versarvi piano piano, il liquido della bottiglia. Goccia a goccia si raccogliera' nel vasetto il filtrato, che servira' per la lucidatura. Qualche avvertenza a questo punto: tenere il vasetto sempre ben chiuso perche' non vi caschi qualche impurita'. DDurante la lucidatura usare un paio di scarpe vecchie, da lasciare sempre li. Perche' le scarpe di tutti i giorni si potrebbero sporcare di rosso per le gocce cadute sul pavimento. Rosso che verrebbe portato nell'appartamento, provocando la disperazione delle donne di casa.


LUCIDATURA

Con un pennello morbido, intinto nel filtrato di ossido di ferro, si bagna in modo omogeneo tutta la superficie telata dell'utensile, si poggia piano lo specchio e tenendolo per il pomello di legno, con una sola mano, si incomincia a muovere con gli stessi movimenti usati prima, in modo che il bordo dello specchio, non dovra' uscire piu' di un quarto dal bordo dell'utensile.

Continuare cosi' per tempi non piu' brevi di un'ora alla volta, rinnovando la bagnatura di ossido di ferro, quando occorre. Quando lo specchio sara' lucido, levare il pomello di legno, pulire bene dalla colla o ceralacca usata per fissarlo.

Ora occorre disegnare con un compasso un cerchio sopra un cartoncino. Il cerchio segnato deve essere del diametro di un millimetro superiore al diametro dello specchio; poi, con lo stesso compasso puntando nello stesso centro, si segna sul cartoncino un altro cerchio piu' grande del primo di 30 mm. A questo punto si ritaglia il disco seguendo la linea del cerchio piu' grande, poi con la forbice si effettuano molti tagli dalla periferia del disco, fino al segno del primo cerchio. I tagli dovranno essere distanti tra loro circa 10-12 mm. Si appoggia il disco di cartone sopra il dorso dello specchio e facendosi aiutare da qualcuno, si piegano tutti i pezzetti di cartone che sporgono, lungo i bordi dello specchio, fissandoli con nastro adesivo. Si sara' ottenuto cosi' un coperchio levabile. Questo coperchio avra' lo scopo di evitare che le dieci dita che muoveranno lo specchio d'ora in avanti, vengano direttamente a contatto con il vetro dello specchio evitando cosi' che il calore delle mani possa portare torsioni al vetro. Continuare il lavoro dei movimenti noti, fino a che la superficie dello specchio non portera' piu' segni del carborundum usato. Lo specchio dovrebbe essere finito. Sferico. E poiche' la sua focale sara' un metro e cinquanta (rapporto 1 a 10) non ci sara' bisogno di parabolizzarlo.

A questo punto vi sarebbero molte prove da effettuare per accertarsi che non vi siano difetti. Ma queste prove sono lunghe, difficile e snervanti e per effettuarle occorrerebbe costruirsi un apparecchio complicato, tanto che io consiglierei di passare al montaggio direttamente nel tubo.

La montatura richiede un discorso a parte, peerche' per un dilettante dovra' essere bensi' pratica, leggera, smontabile, ma allo stesso tempo molto solida. Poiche' e' perfettamente inutile avere un buo telescopio, poggiato su una montatura traballante o vibrante al minimo soffio di vento.


RIFINITURA

Dopo quanto detto fin qui, qualcuno potrebbe non essere molto soddisfatto del risultato ottenuto; cioe' le immagini date dallo specchio potrebbero non essere abbastanza buone, e cio' e' possibile, perche' la tela con la quale si e' ricoperto l'utensile, per quanto di trama molto fine, lascia sullo specchio l'impronta, sotto forma di microscavature. Esiste un sistema di rifinitura della lucidatura. Sistema difficile e pericoloso per il buon esito del lavoro. Si tratta di questo: occorre procurarsi della colofonia (pece greca), si mette a sciogliere in un barattolo di latta, a bagno maria. Possibilmente sopra un piccolo fornello elettrico. Mentre si scioglie, si aggiunge olio di semi di lino, o anche di oliva. Si preleva di quando in quando, con un legnetto, un po' di pece, si lascia raffreddare e si prova il grado di durezza comprimendovi contro l'unghia del pollice. Se l'unghia intacca a fatica la pece, vuol dire che e' troppo consistentee si deve aggiungere un po' di olio; se invece l'unghia penetra troppo facilmente si deve aggiungere un pezzetto di colofonia.

Dopo aver levata la tela e lavato l'utensile, si gira attorno al suo bordo con una striscia di cartoncino, alta circa sei mm piu' del bordo, e si fissa con spago o nastro adesivo, in maniera da formare dalla parte convessa una specie di vaschetta, dentro la quale si versera' la pece calda e quasi liquida filtrandola traverso un colino fatto con due strati di garza. Dopo che la pece si sara' raffreddata si leva il bordo di cartoncino, si copre con un disco di carta oleata e vi si appoggia sopra lo specchio, caricato di un peso di circa 2 kg. Durante un'intera notte la pece dovra' cedere sotto il peso e assumere la curva dello specchio.

Al mattino si procurera' di togliere lo specchio e la carta oleata, poi con un coltello si togliera' la pece che sara' debordata dall'utensile; poi si scaveranno nella pece (con lo stesso coltello) dei solchi rettilinei, distanti tra loro 20-22 mm; girato lo stampo (utensile) di 90 gradi si tracceranno altri solchi rettilinei in modo da formare degli isolotti quadrati di pece. Cosa molto importante: fare attenzione a che il quadrato sopra il centro non sia perfettamente centrato; bensi' decentrato rispetto al centro dell'utensile.

Poggiare ancora lo specchio interponendo sempre il foglio di carta oleata, e aspettare che eventuali rilievi di pece, in corrispondenza dei solchi tracciati, si siano spianati. Bagnare con ossido di ferro, uniformemente l'utensile e ricominciare il lavoro con i solito movimenti, senza troppa pressione, per non deformare i quadrati di pece.

Se sarete stati capaci di ottenere un buon risultato, non avrete costruito solamente un telescopio; ma vi sarete aperta una finestra sull'infinito e forse un giorno riuscirete a saltare quella finestra, per spaziare in un adimensione senza tempo, per contemplare non solo i mondi dello spazio, ma anche le leggi che governano la loro vita.

Tratto da: La costruzione dello specchio per un telescopio, di E. Corradini, Estratto da NATURA ALPINA (periodico del museo tridentino di scienze naturali), vol. 29 - Fasc. 16, Trento 1978


Controllo remoto
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da: Alessandro Freda ( 3/10/1994 17:17 )
# A: Giorgio Mengoli
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L'iniziativa che sto portando avanti e' per conto dell'OAG (vedi: Sezione Astrofili dell'Universita' Popolare Sestrese) Osservatorio Astronomico di Genova Piazzetta dell'Universita' Popolare, 4 - 16154 Genova Sestri

Il nostro progetto purtroppo e' ancora sulla carta, ma e' abbastanza "rassicurante" visti i pareri positivi che ha riscontrato presso i soci dell'OAG

GM> La richiesta percio' ovvia, a questo punto e':
GM> C'e' qualcuno in area in grado di fornirci notizie o esperienze
GM> personali in questo campo oppure qualche esperto in comunicazioni radio
GM> che possa fare luce su questo tipo di problematica nonche' delle
GM> eventuali attrezzature occorrenti per la realizzazione pratica ???

Per quanto riguarda le comunizioni radio il problema e' un po' spinoso. Ci sono molti radioamatori nella nostra associazione e dai pareri che sono riuscito a raccogliere ho individuato tutta una serie di problemi: innanzi tutto se si vogliono usare le frequenze radioamatoriali nasce subito il problema dell'utilizzo di una stazione non presidiata, (non previsto dal regolamento radiantistico) a chi intestarla? Inoltre per ottenere una sufficiente velocita' di trasmissione per trasferire in tempo accettabile le immagini di un CCD ad esempio come l'ST-6 e' necessaria una larghezza di banda un po' "maleducata" nei confronti dei radioamatori circostanti che usano il mezzo nei termini previsti dal regolamento (solo per esperimenti ecc...) e non per risparmiare sulla bolletta telefonica. Nascerebbe quindi anche un prolema di buon vicinato. Per quanto riguarda la strada di usare bande poco frequentate a frequenze piu' alte c'e' sempre il problema che le due stazioni devono essere a vista ed il costo della stazione aumenta. L'altra strada di prendere la concessione dalle Poste per un canale non radioamatoriale, non l'ho ancora vagliata ma credo sia molto costosa. Per i primi tempi pensiamo di testare il sistema via modem.

GM> Se puo' essere d'aiuto posso anticipare che abbiamo gia' risolto una
GM> parte del lavoro, cioe' quella relativa al controllo degli automatismi
GM> del telescopio gestiti completamente da computers.

8-) Perfetto! Dobbiamo senz'altro scambiarci tutte le conoscenze!

GM> * Giorgio Mengoli (OSSERVATORIO ASTRONOMICO G.MONTANARI - CAVEZZO
GM> (MO)) *

Diaframmatura
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da: Christian Lavarian ( 12/1/1994 19:1 )
# A: Marco Testa
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CL>> Ti ha gia' risposto Paolo, io aggiungo solo che una diaframmatura di
CL>> "sicurezza" dovrebbe portarti il telescopio a circa f. 20. Diaframmi un
CL>> po' piu' aperti sono poi utilissimi anche nell'osservazione planetaria:

MT> Scusami. Io ragiono in termini fotografici: aperto qui significa
MT> ridurre il diametro?

No, il contrario, cioe' aumentare il diametro. Nel senso che se per il Sole puoi usare f.20 o f.30, per Giove arriverai a f10 o f15...

CL>> 114 ne avevo fatto alcuni in compensato con fori eccentrici dai 4 ai 7 cm
CL>> che davano buoni risultati quando il seeing non era apprezzabile... Bye!

MT> Che vantaggi offre chiudere il 'tubo'? Non si perde in luminosita'??
MT> E' come sulle macchine fotografiche dove guadagni in progondita' di
MT> campo/messa a fuoco???

Diaframmare conviene quando il seeing non e' buono: facendo cosi' riduci almeno in parte la turbolenza sulle immagini e guadagni in contrasto, perdendo ovviamente in luminosita', che pero' trattandosi di un pianeta e' gia' elevata.Inoltre con il diaframma elimini le zone dello specchio ai bordi,che sono quelle dove e' piu' facile trovare sbordature e inoltre ti allontani dalle zone piu' esterne dello specchio, dove piu' forte e' la turbolenza dovuta al flusso di aria calda-fredda.


Dispositivo PEC
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da: Christian Lavarian ( 5/7/1994 8:58 )
# A: Matteo Tenca
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CL>> ha produrre SC con il PEC ( periodic error correction ), che prevedeva
CL>> un'elettronica molto sofisticata. Il PEC fu copiato dalla Meade sui

MT> Premettendo che sono molto, ma molto, ma molto ignorante in merito,
MT> mi spieghi cosa e' questo PEC? Chiarisco una cosa: io non so
MT> pochissimo di astronomia, ma mi affascina incredibilmente.

Dunque, il PEC e' un dispositivo elettronico ( periodic error correction ) che corregge i periodismi del movimento del telescopio presenti nella vita senza fine, che altrimenti dovrebbero essere corretti a mano, e inoltre permette di memorizzare le correzzioni che fai e ripeterle. Mi spiego : punti il telescopio su un campo stellare, insegui per 4 minuti correggendo quando serve, e in questo intervallo di tempo il telescopio memorizza le correzzioni che hai fatto. Dopodiche' puoi far partire la posa fotografica, che so, per 30 minuti, nei quali il telescopio corregge "automaticamente" secondo la registrazione che ha fatto in quei 4 minuti. In questo modo non occorre che tu stia con l'occhio all'oculare per tutti i 30 minuti.

CL>> Meade siano inferiori per stabilita', ma che a parita' di montature
CL>> (quindi nei modelli analoghi) il Celstron da maggiori garanzie di

MT> Mi sembra di capire che la stabilita' e' molto importante: ma questi
MT> telescopi dove sono piazzati?

Telescopi con gli SC da 20 e 25 cm di solito sono facilmente trasportabli, e quindi te li porti in giro in macchina, se non hai la fortuna di avere un buon sito molto vicino e abbastanza soldi per farci sopra un osservatorio....

MT> Sempre premettendo che sono a digiuno di astronomia, mi puoi spiegare
MT> che differenza c'e' tra un telescopio altazimutale e uno equatoriale?

Il telescopio altazinutale permette allo strumento di compiere due movimenti nel senso dell'altezza e dell'azimuth : in parole povere lo puoi muovere orizzontalmente e verticalmente. Il telescopio equatoriale invece permette invece di seguire con un solo movimento il moto dele stelle stelle in cielo: una volta "stazionato" il telescopio ( cioe' puntato il suo asse polare verso la stella polare) puoi seguire una stella a qualunque declinazione con il solo movimento di ascesnzione retta, mentre nel caso della montatura altazimutale devi sempre fare i due movimenti di azimuth e altezza. Se serve qualche dettaglio in piu' dimmelo pure...

CL>> ho provato anch'io un 2120 ed e' molto buono otticamente, ma se insegui
CL>> con un reticolo illuminato e non sei su un terreno solido la stella
CL>> guida balla da una parte all'altra... :-)

MT> Ma questi telescopi, mi pare di capire, sono dotati di chili di
MT> elettronica: a cosa serve?

serve e non serve.... :-)
nel senso che la cosa e' molto soggettiva. Io sono per una elettronica non esasperata : ritengo che avere un telescopio che ti cerca automaticamente 10000 oggetti del profondo cielo tolga tutto o quasi il fascino di trovarseli da soli. Altre cose dell'elettronica sono invece molto utili : a parte i CCD, certi accorgimenti com la velocita' lunare o solare sono senza dubbio utili.


Dobsoniani
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da: Christian Lavarian ( 26/1/1994 18:24 )
# A: Alessandro Valent
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AV> - Non so come farlo girare in azimut (o declinazione , guarda l'astro-
AV> nomia di questo mese perche' io faccio una gran confusione)

Il movimento in azimuth l'ho realizzato con dei cuscinetti fatti in casa : tagli dei quadratini di teflon ( 3x3 cm ) e con la punta del trapano fai 4 fori del diametro di 8mm : in questi fori inserisci delle palline di acciaio del diametro di 8mm, in modo che fuoriescano per 5 mm ( in pratica il foro e' profondo 3-4 mm ).In questo modo le sfere ruotano all'interno del foro senza uscire. Questi quadratini di teflon li fissi sulla tavola di legno del movimento in azimuth: la tavola che va sopra invece la copri con una lastra di plexiglass di 4-5 mm di spessore. In questo modo avrai il contatto tra sferette ruotanti nella loro sede e plexiglass, contatto che sara' molto morbido e senza strappi.

AV> - L'equilibrio : devo prendere il punto medio del peso ?!?

Calcolare questo punto medio non e' facilissimo.Io ho preferito fare cosi' : ho assemblato il tutto, poi ho costrutito dietro la cella del primario una cassetta per contenere dei pesi.Montato lo strumento ho cosi' dovuto aggiungere 10 chili nella suddetta cassetta per avere un perfetto stazionamento.


Lubrificazione
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Christian Lavarian, 2:333/801.25 ( 31-08-1996 12:52)
# A : Alessandro Freda
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AF> Secondo voi qual e' il miglior lubrificante da mettere tra corona
AF> e vite senza fine, che non provochi usura e/o una riduzione di
AF> precisione nel movimento del telescopio? (vedi incollamenti e
AF> scollamenti pseudo-casuali all'inversione del moto).

grasso di silicone, e' ottimo soprattutto a basse temperature. Non e' proprio economico, 20.000 lire/kg.


Motori passo-passo
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : fabrizio tozzi, 2:332/428.2 ( 30 Apr 95 05:03)
# A : *.*
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Scusate innanzitutto la mia latitanza, ma questo e' un periodo un po' brutto per me, causa esami universitari. Purtroppo mi ritrovo con pochissimo tempo a disposizione. Cerco di spiegare la motorizzazione del telescopio della nostra associazione, facendovi comunque presente che si tratta di un progetto che viene sempre modificato, ancora non sono completamente soddisfatto.

Allora, innanzitutto bisogna usare dei motori passo passo, perche' hanno degli enormi vantaggi che ora non stiamo a vedere.

Praticamente un passo a passo avanza mandando la tensione (o corrente) alle fasi in un modo particolare. Nota che io ho utilizzato motori monopolari (per intenderci dal motorino escono 5 fili (le fasi piu' il comune). Questi motorini si pilotano a passo, per fare un giro completo in genere ci vogliono 200 passi, anche se ci sono motorini da 36 passi e da 400.

Ecco come si fa avanzare un motorino a passi:

    fase     1    2    3    4

             1    0    0    0
             0    1    0    0
             0    0    1    0
             0    0    0    1
ma un buon sistema e' quello del mezzo passo, che permette di raddioppiare la risoluzione di un motorino:
    fase     1    2    3    4

             1    0    0    0
             1    1    0    0
             0    1    0    0
             0    1    1    0
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             0    0    1    1
             0    0    0    1
             1    0    0    1
In questo modo un motorino da 200 passi diventa da 400 mezzi passi.

Bene, penso che chi gia' sapeva continua a sapere, chi non sapeva non avra' capito nulla ! Ad ogni modo si puo' vedere che il pilotaggio di questi motori e' di tipo digitale, indi e' facilissimo interfacciarli ad in PC. Allora si prendono i dati dalla porta parallela (presenti dai piedini 2 al 9) poi si mandano all'ingresso di 8 fotoaccoppiatori (io ho usato i 4n25) magari con una resistenza da 330 ohm per non bruciare il led del fotoaccoppiatore. L'uscita del fotoacc. la si manda ad un bel transistor (io ho usato il BD139). A questo punto si mandano 4 segnali al motorino di AR e gli altri 4 a quello di DEC. Poi si lavora di Software. Se mandate i segnali dal 2 al 5 al motorino di AR e dal 6 al 9 a quello di dec iniziamo a standardizzare un po' le cose. Anche perche' poi potrebbe andare bene il nostro software.

Una digressione meritano i rapporti di riduzione per i motorini.

Ora la letteratura e anche il buon senso dicono che in moto siderale con un telescopio di medio diametro usato per foto planetarie e' necessario non scendere sotto i 30 passi (o mezzi passi ) al secondo. Onde evitare che il telescopio si muova 'a scatti' e possa dare dei problemi specie nelle foto fatte con proiezione dell'oculare. Indi....... entra in gioco la velocita' massima dei motorini passo passo che in genere e' di 1 Khz, cioe' mille passi al sec. E' utile una buona velocita', perche' dai 30 passi al secondo del moto siderale, la velocita' massima sara' quella utilizzata per spostare il telescopio da un oggetto ad un altro. Se fate un po' di conti si vede che il nostro sistema non pecca certo di velocita'.

Si puo' fare di meglio, introducendo dei 1/4 di passo o degli 1/8 di passo, questo si puo' fare aumentando e diminuendo la tensione alle fasi in modi intermedi. Ma qui andiamo gia' a complicare sia il sw ma soprattutto l'elettronica. Ora stiamo mettendo a punto il sistema con il mezzo passo.

Purtroppo non posso fornirvi lo schema elettrico perche' non lo ho fatto, tuttavia se ve ne intendete un po' di elettronica, o avete un amico..... Purtroppo non potro' partecipare al raduno di Trento (salvo sorprese) perche' ho un esame la settimana seguente e non sarei nello spirito.


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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Emiliano Mazzoni, 2:332/122 ( 17 Set 95 15:50)
# A : Andrea Evangelisti
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Salve Andrea, ho letto con molto piacere la risposta alla mia domanda di aiuto sui motori passo-passo, sento che sei studente di ingegneria elettronica e questo mi dice tutto. Io sono autodidatta, ho 42 anni mi interesso di astronomia dal 1968 alternando periodi di intensa attivita' a lunghi periodi di stop. Spero di poter collaborare per trovare dei vantaggi reciproci, intanto consentimi di fare una presentazione esposta in brevi paragrafi cosi' potrai capire meglio il mio grado di preparazione. La BBS: non sono esperto di collegamenti telematici, ogni tanto do' un'occhiata in area astro per curiosare tra i messaggi, per tanto non so' cosa vuol dire MATRIX, o area "LINKATA", come mi scrivi nella tua risposta, sto cercando da tempo un manuale introduttivo a questo tipo di operazioni, spero che tu possa darmi una mano !!. ASTRONOMIA: faccio parte dell'ILRA istituto lucchese per la ricerca astronomica, attualmente ci occupiamo di fotometria fotografica/elettrica in collaborazione con l'unione astrofili fiorentini presso l'osservatorio di S.Polo a Mosciano. Nella piana di Lucca lavoriamo con un'astrografo da 16cm f5.6 installato su una montatura a forcella autocostruita nel 1975 con il quale abbiamo scoperto una probabile "stella flare" nella regione delle Pleiadi.

LA MONTATURA PORTATILE: il crescente inquinamento luminoso del cielo cittadino ci costringe ad emigrare verso i cieli piu' bui di montagna per questo motivo gia' da tempo ho pensato di realizzare una montatura equatoriale portatile adatta alla fotografia a lunga posa. Non voglio orientarmi su soluzioni commerciali per alcuni motivi che spieghero' brevemente. 1) il prezzo direi eccessivo. 2) mancano di frizione autom. e per eseguire il puntamento e' necessario allentare e successivamente stringere delle apposite viti di blocco. 3)Il movimento di inseguimento e' affetto da periodismi, cio' vuol dire che la stella una volta centrata nella croce dell'oculare non sta perfettamente ferma ma oscilla in A.R. con la conseguenza di ottenere delle fotografie nelle quali la stelle non appaiono puntiformi ma leggermente allungate, questo problema viene in qualche modo corretto con l'aiuto dell'elettronica, infatti le correzioni manuali impartite con la pulsantiera vengono memorizzate e successivamente rimpartite in modo automatico. 4) la maggior parte di esse non ha il cannocchiale, per orientare l'asse di A.R. verso nord. e una buona messa in postazione con il metodo tradizionale richiede tempi molto lunghi.

L'OBBIETTIVO FINALE e' quello di costruire una montatura che possa portare un'ottica di circa 25-30 cm facilmente trasportabile, di rapida installa- zione, affidabile nella meccanica e nei movimenti, da usare per lavori di ricerca fotografica, o elettronica (CCD) dei quali parleremo piu' avanti.

L'OBBIETTIVO ATTUALE e' quello di costruire un prototipo, per questo ho ripreso un lavoro iniziato anni fa del quale mantengo alcuni pezzi, gia' pronti, la cosa piu' importante e' quella che il trascinamento in A.R. sia piu' preciso possibile, non mi importa per il momento usare sistemi di posizionamento automatico, o lettura digitali della posizione, semmai affronteremo questo successivamente. Spero che questo lungo discorso ti serva per capire meglio quello che insieme ad alcuni amici ho intenzione di realizzare, passiamo ora al problema fondamentale.

I MOTORI: vorrei che nel prossimo messaggio mi dessi delle indicazioni sul tipo di motorizzazione da impiegare per questo tipo di applicazione.

Note:
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MOTORI SINCRONI 220V. 50HZ questo e' tipo di motore impiegato sulla montatura che ho costruito nel 1975, il trascinamento e' pressoche' perfetto, con lunghezze focali di 100mm facciamo delle pose di circa 40-50 minuti le correzioni da fare sono rarissime. Ti chiedo se e' possibile costruire un'inverter 12v cc. 220v. 50hz forma d'onda ?. con frequenza variabile da 40-60 hz controllata al quarzo, con la possibilita' di impartire impulsi a 60hz per correggere eventuali ritardi nel moto A.R.-
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MOTORI A PASSO costruiti gia' nel 1930 questi motori hanno trovato largo impiego con l'uso di alimentatori elettronici, so che sono usati nelle stampanti, servono per il posizionamento ecc. di piu' non so'.
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MOTORE BRUSHLESS ho visto funzionare un telescopio da 150cm con questo tipo di motore comandato da un PC che ne gestiva i movimenti di inseguimento e di puntamento.
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I LAVORI OGGI: devo affidare i lavori di meccanica a un'officina della zona pertanto non so' con quali tempi saro' pronto per le prove penso verso la meta' di ottobre. Per questioni di rapporti il motoriduttore di AR deve compiere una rotazione ogni 10 minuti, prima di costruire la vite senza devo avere il motore a disposizione.


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