Associazione Astrofili Trentini
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Notiziario n. 10 - Autunno 1997


Nel cuore della cometa

di Marco Murara (Associazione Astrofili Trentini)


Esaminando la cometa Hyakutake, gli scienziati hanno scoperto che la maggior parte dell'acqua e dei gas osservati da Terra viene generata dall'evaporazione di piccole particelle di ghiaccio nella coda e nella chioma della cometa.

La scoperta, riferita nella rivista Science del 1° agosto dall'équipe diretta dall'astronomo Walter Harris (University of Wisconsin), aggiunge nuove caratteristiche all'anatomia di una cometa ed aiuta a spiegare perché il nucleo riesca a sopravvivere per molte orbite intorno al Sole senza venir distrutto dalla radiazione.

"Per la prima volta siamo riusciti ad esaminare i fenomeni più interni di una cometa da un osservatorio situato a terra", ha detto Harris a proposito della cometa che l'anno scorso è passata a 16 milioni di km dalla Terra. Era il passaggio più ravvicinato di una cometa piuttosto grande con il nostro pianeta dall'avvento dei moderni telescopi, capaci di esaminare il cuore di quelle palle di ghiaccio e polvere che trascorrono la maggior parte della loro esistenza ai margini del sistema solare.

La cometa HyakutakeUsando il nuovo WIYN Telescope da 3,5 metri sul Kitt Peak (Arizona), Harris e i suoi colleghi sono riusciti a scattare alcune delle fotografie più dettagliate finora raccolte per una cometa.

Dalle loro scoperte si deduce che la chioma, che è costituita da molte centinaia di miliardi di particelle e che circonda un nucleo relativamente piccolo, è composta da materiale ghiacciato, il quale evapora ben più rapidamente del nucleo. Le osservazioni mostrano che l'alone di particelle di ghiaccio occupa un ampio volume intorno al nucleo, il quale invece ha un diametro di appena 2,5 km, ed è costantemente rifornito di nuove particelle provenienti dal nucleo.

I granelli di ghiaccio sono letteralmente strappati dal nucleo dai movimenti che si generano sulla superficie. Man mano che la cometa si avvicina al perielio, il sommovimento diventa più intenso e quindi si producono granelli di ghiaccio in maggior quantità e di maggiori dimensioni. Sono questi granelli che apparentemente producono le caratteristiche gassose delle comete.

Sebbene tali particelle siano soltanto una piccola frazione della massa cometaria, tuttavia esse potrebbero essere responsabili di quasi il 90% dei gas osservati nella chioma.

"La Hyakutake ci ha mostrato che il nucleo non è necessariamente l'unica fonte di gas di una cometa. E questo spiega molte cose", ha affermato Harris. "Anche se i granelli di ghiaccio devono essere rimpiazzati quando evaporano, la massa totale dell'alone è piccola abbastanza per permettere ad una cometa di sopravvivere a molti passaggi al perielio senza perdere una parte rilevante del suo nucleo".

Secondo gli astronomi del Wisconsin, l'osservazione di un alone di particelle ghiacciate intorno alla Hyakutake conferma una teoria avanzata già negli anni '70. "è una cosa che abbiamo pensato ci fosse e che ora sappiamo esserci davvero: ed è una caratteristica di tutte le comete".

La scoperta dell'alone di particelle ghiacciate è stata possibile perché la Hyakutake, malgrado fosse una cometa assai più piccola della Hale-Bopp, rispetto a quest'ultima è passata più vicina alla Terra di ben 190 milioni di km. La sua prossimità alla Terra ha dunque permesso agli astronomi di osservare la Hyakutake con maggiori dettagli di ogni altra cometa precedente.

Le osservazioni hanno rilevato anche un aspetto finora inosservato e forse peculiare di questa cometa: archi luminosi di gas neutro nella coda. Tale caratteristica non è mai stata osservata in precedenza: Harris ipotizza che i due archi visti nella Hyakutake possano essere il risultato dell'interazione di due getti di gas, uno proveniente dalla testa della cometa, l'altro dalla coda.

Oltre ad Harris, hanno collaborato all'articolo comparso su Science: Michael Combi dell'University of Michigan, Kent Honeycutt dell'Indiana University, Beatrice Mueller dei National Optical Astronomical Observatories (NOAO) e Frank Scherb dell'University of Wisconsin.

Il WIYN Telescope è gestito da un consorzio che comprende l'University of Wisconsin, l'Indiana University, la Yale University e i NOAO. Completato nel 1994, il WIYN Telescope ha uno specchio di 3,5 metri di nuova generazione, che garantisce una maggiore risoluzione degli specchi tradizionali.


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