Associazione Astrofili Trentini
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Notiziario n. 14 - Autunno 1998


Il ruggito del Leone

di Michele Bortolotti (Associazione Astrofili Trentini)


Figura 1

Nel periodo che va dal 14 al 20 novembre è possibile osservare lo sciame meteorico delle leonidi. Questo sciame il cui massimo viene raggiunto il 17 Novembre presenta una particolarità: solitamente è caratterizzato da 10 – 15 meteore all'ora, ma ogni 33 anni questo valore sale fino a raggiungere le migliaia di meteore all'ora (150.000 nel 1966). Questo fatto è facilmente spiegabile, dato che lo sciame prende origine dai detriti prodotti dalla cometa Tempel-Tuttle il cui periodo è proprio di 33 anni (vedi Notiziario AAT N° 13 pag. 9).

Proprio quest'anno avremo la possibilità di osservare questo spettacolare fenomeno dato che il 17 Novembre alle ore 19:47 (U.T.) la Terra intersecherà la scia di frammenti lasciati dalla cometa nel recente passaggio nel mese di Febbraio (figura 1); date le circostanze molto simili a quelle che hanno dato origine alla pioggia del 1966 gli esperti prevedono un massimo orario compreso tra le 500 e le 2000 meteore all'ora. Questo dato si deve prendere col beneficio di inventario date le numerose variabili che influenzano il massimo orario di uno sciame meteorico quali l'attività della cometa, il numero e le dimensioni dei frammenti, ecc.

Figura 2Lo sciame delle leonidi che come suggerisce il nome possiede il proprio radiante nella costellazione del Leone, fu osservato per la prima volta dagli astronomi cinesi nel 902 che nei loro annali descrivono il fenomeno come una pioggia di stelle. Nel secolo scorso venne stabilito il radiante e l'associazione dello sciame con la cometa Tempel-Tuttle, scoperte ricambiate da due eccezionali piogge meteoriche nel 1833 e nel 1866 di cui rimangono tracce in numerose stampe (figura 2) e nei documenti dell'epoca come queste osservazioni riportate dall'astronoma vittoriana Agnes Clerke : "Nella notte tra il 12 e 13 novembre 1833, una tempesta di stelle cadenti cadde sulla terra... Il cielo fu attraversato in ogni direzione da scie luminose e rischiarato da maestosi bolidi. A Boston la frequenza delle meteore fu stimata essere pari alla metà dei fiocchi di neve che cadono durante una tempesta...".

Questi eventi destarono grande interesse nella gente che attendeva non senza qualche timore il 1899, anno in cui il cielo sarebbe tornato ad infiammarsi, ma le aspettative vennero deluse, dato che in quell'anno il picco non superò le 40 meteore all'ora contro le 250000 del 1833. Così fu anche nel 1932 quando il massimo raggiunse le 200 meteore. Questi "flop" portarono una perdita di inte-resse e ad un declassamento delle leonodi a sciame minore finché nel 1965 lo sciame ritornò attivo con 5000 meteore all'ora per esplodere l'anno successivo raggiungendo un picco orario di 150000 meteore.

Vediamo ora alcuni consigli per l'osservazione di quello che potrebbe essere il maggior evento astronomico del 1998.

Come già ricordato il massimo si avrà il 17 Novembre tra le 19:00 e le 21:00 (TU) quando secondo le previsioni effettuate tramite simulazioni al computer il numero di meteore all'ora dovrebbe essere superiore alle 1000 per ridiscendere a 100 dopo le 23:00.

Per quanto riguarda l'osservazione visuale raccomandiamo degli abiti pesanti ed una postazione comoda. Si consiglia di non osservare direttamente il radiante dello sciame (costellazione del Leone) perché per effetto prospettico in quella zona apparirà un minor numero di meteore. Per chi volesse approfondire l'osservazione consigliamo di munirsi di registratore sul quale incidere l'ora di inizio dell'osservazione e registrare con un beep e con la magnitudine stimata per i più volenterosi il passaggio di ogni meteora. Grazie a questo sistema sarà poi facile determinare la frequenza oraria dello sciame o determinare esattamente l'ora del passaggio di bolidi particolarmente luminosi, di cui negli ultimi anni le leonidi si sono rivelate essere molto ricche. È invece sconsigliato il metodo solitamente utilizzato per le perseidi di riportare su una mappa celeste anche la scia luminosa, dato che, se le previsioni saranno corrette, questo lavoro potrebbe distrarci e farci perdere numerose meteore. Per chi invece volesse tentare la ripresa fotografica di questo evento consigliamo di utilizzare un grandangolo , una pellicola sensibile (1000 ASA) e di effettuare pose di 5 minuti (inquinamento luminoso permettendo); sarà così possibile catturare su un solo fotogramma decine di meteore come fece nel 1966 David McLean con una posa di 3 minuti (figura 3).

Figura 3Data la loro composizione e le piccole dimensioni i meteroidi non riusciranno a raggiungere la superficie terrestre, dato che verranno completamente distrutti dall'attrito con gli strati più alti dell'atmosfera (90 Km. di altezza circa) dando così luogo al fenomeno delle stelle cadenti. Non assisteremo quindi alle drammatiche scene di panico prospettate dai recenti film durante la caduta di meteoriti. Se quindi non ci saranno problemi per gli esseri viventi stessa cosa non possiamo dire per gli oggetti posti al di fuori dell'ombrello protettivo dell'atmosfera: navette spaziali e satelliti. I detriti cometari stanno infatti viaggiando in direzione opposta a quella della terra, per cui al momento del possibile impatto avranno una velocità di circa 72 Km al secondo trasformandosi in veri e propri proiettili cosmici. Le agenzie spaziali hanno fatto fronte a questo problema annullando tutti i lanci previsti per il periodo di massimo dello sciame meteorico e orientando lo specchio del telescopio spaziale Hubble in direzione opposta a quella di provenienza dei frammenti. Per quanto riguarda gli altri satelliti ai tecnici non resta che sperare che le probabilità di impatto al momento del picco di attività, circa il 34%, sia stata sovrastimata.

Non resta quindi che augurare a tutti una proficua osservazione ricordando che secondo alcune simulazioni il vero massimo potrebbe slittare di un anno; nel caso le previsioni per quest anno non venissero rispettate diamo quindi appuntamento al 17 Novembre 1999 nell'attesa che il Leone ritorni a ruggire.


Michele Bortolotti, studente universitario, si occupa in particolare delle applicazioni informatiche all'astronomia. Segue assiduamente in questi mesi l'evoluzione della fotosfera solare, coordinando un gruppo di osservazione.


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