Associazione Astrofili Trentini
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Notiziario n. 15 - Inverno 1999


L'uomo sbarcò davvero sulla Luna?

di Rogier Van Bakel


Milioni di persone credono che l'atterraggio sulla luna sia stato una truffa da 25 miliardi di dollari perpetrata dalla Nasa, come suggeriva il controverso servizio fotografico che David Percy presentò sulla rivista Fortean Times 94. In questo articolo Roger Van Bakel interviene nella diatriba tra gli animati teorizzatori del complotto e gli esasperati ufficiali della Nasa.


I libri di storia mentono... così come i video commemorativi e le tazze di caffè con le orgogliose facce sorridenti di Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins. Quando Armstrong scese giù da quella scaletta proclamando che si trattava solo di un piccolo passo per lui ma di un grande passo per l'umanità, stava in realtà posando il piede su un solido palcoscenico coperto di polvere all'interno di un segretissimo studio televisivo nel deserto del Nevada. I "dottori" della Nasa falsificarono completamente l'atterraggio dell'uomo sulla luna. Più precisamente, falsificarono tutti e sei gli atterraggi sulla luna spendendo circa 25 miliardi di dollari per dimostrare al mondo che i Russi non potevano competere con gli Stati Uniti nel campo delle esplorazioni spaziali. Almeno questo è il punto di vista di Bill Kaysing, un sostenitore della tesi del complotto che apprezzò molto il servizio fotografico di David Percy. Per più di due decadi aveva provato a distruggere "la notizia più elettrizzante nella storia del ventesimo secolo e probabilmente di tutti i tempi". Nel 1976 scrisse un libro dal titolo appropriato We never went to the moon del quale dichiarò di aver venduto 30.000 copie. Kaysing, un gentile californiano dai capelli bianchi la cui vitalità sembra intaccata dai suoi 75 anni, ha lavorato come capo delle pubblicazioni tecniche per il Dipartimento di Ricerca di Rocketdyne, Santa Susana, dal 1956 al 1963. Rocketdyne è stato il fornitore del motore per gli Apollo.

La macchina lunare"La Nasa non avrebbe potuto portarli sulla luna e loro lo sapevano" dichiara Kaysing ora autore free-lance di libri e riviste. "Negli ultimi 50 anni quando ero a Rocketdyne, fecero uno studio di fattibilità sulle missioni degli astronauti sulla luna. Si scoprì che la probabilità di successo era dello 0,0017 per cento. In altre parole, era senza speranza." Non più tardi del 1967, ricorda Kaysing, tre astronauti morirono in un incendio sulla rampa di lancio, un orrendo culmine di una lunga serie di incidenti. "Ma arrivati al 1969 improvvisamente eravamo in grado di realizzare con successo missioni su missioni. Questo è contro ogni probabilità."

Ma J.Kennedy era convinto che il tentativo fosse possibile. Infatti, nel maggio del 1961, annunciò che "mandare l'uomo sulla luna e farlo tornare sano e salvo sulla terra" sarebbe stato un obiettivo primario per gli Stati Uniti - un adempimento che riempì di orgoglio gli Americani e di meraviglia il resto del mondo. E così, come pensa Kaysing, la Nasa lo falsificò, secondo il vecchio adagio che ci ricorda come in ogni guerra la verità sia spesso la prima vittima.

Ma perché la Nasa avrebbe dovuto inscenare tutte le missioni piuttosto che ammettere semplicemente che le passeggiate lunari dovevano essere solo materia per i romanzi di fantascienza? "Lo fecero solo per denaro", disse Kaysing, "ho lavorato in aeronautica abbastanza a lungo per convincermi che fosse questo l'obiettivo".


Nessuna stella, nessun cratere, nessuna strada

Eppure l'abbiamo visto. Mai la televisione ha avuto un effetto più eclatante della trasmissione dell'atterraggio sulla luna. Si trattava del nostro primo assaggio di una realtà virtuale ed ebbe successo. Ora questo personaggio viene a dirci che si trattò di una frode. Con quali prove? Kaysing sottolineò numerose anomalie nelle pubblicazioni della Nasa e nelle trasmissioni televisive e anche nelle immagini che arrivavano dalla luna. Per esempio, perché non si vedevano le stelle in molte delle fotografie prese sulla superficie lunare? Non essendoci l'atmosfera a propagare la loro luce, non dovevano essere chiaramente visibili? E come mai non si distinguono i crateri sotto il modulo per l'atterraggio lunare nonostante il forte getto del suo motore a propulsione? Come spiegano gli esperti della Nasa le immagini degli astronauti sulla luna in cui si vedono varie luci riflesse in ogni lato dei loro caschi - invece delle zone d'ombra che l'aspra luce del sole avrebbe dovuto distribuire? E come si spiega la separazione tra un primo piano nitido e uno sfondo indistinto che si trova in molte foto, come se i creatori di effetti speciali avessero usato uno sfondo dipinto per simulare i promontori più lontani del paesaggio lunare? "Sono tutti indizi di una truffa senza precedenti" conclude Kaysing.

Ma come ha potuto realmente la Nasa realizzarli? Cosa dire delle immagini televisive che milioni di persone hanno visto nel corso delle sei missioni riuscite... la partenza del razzo dalla rampa di lancio di Cape Kennedy davanti a migliaia di spettatori... la capsula con l'equipaggio che torna a terra, le rocce lunari... e le centinaia di persone impiegate nel programma spaziale sulle quali dover contare per mantenere questo incredibile segreto fino alla tomba? "Facile." dice Kaysing "I razzi partivano con gli astronauti a bordo, ma appena rimanevano senza ossigeno la navicella deviava la sua rotta verso il Polo Sud e finiva in mare dopo aver espulso l'equipaggio. Successivamente l'equipaggio e il modulo di comando venivano caricati su un aereo militare e lanciati nel Pacifico per essere recuperati da una portaerei. Le rocce lunari erano state preparate in un laboratorio geologico della Nasa qui sulla terra. Non erano molte le persone del progetto Apollo al corrente della frode, visto che ricevevano informazioni solo sullo stretto necessario. Buoni in denaro, promozioni, minacce velate potevano aver assicurato il silenzio di quelli che invece sapevano".


Assenza di gravità, assenza di prove?

Kaysing non è il solo ad affermare che la Nasa abbia ingannato il pubblico. Oltre a David Percy c'è anche Bill Brian, 47 anni dell'Oregon, al quale viene attribuito un libro del 1982 dal titolo Moongate. Sebbene Brian pensi che l'ipotesi di Kaysing potrebbe essere fondata, lui ha provato a dare una spiegazione diversa per molte delle incongruenze. La sua teoria è che la missione partì davvero, ma è possibile che per raggiungere la luna sia stato usato un dispositivo segreto per l'assenza di gravità che la Nasa probabilmente progettò copiando parti di navicelle extraterrestri catturate. Brian, due lauree in ingegneria nucleare all'Università di Stato dell'Oregon, sostiene che la gravità sulla luna è simile a quella della terra e, più semplicemente, che la luna dopotutto ha un'atmosfera. Aveva riempito le appendici del suo libro con calcoli complessi per dimostrarlo.

L'uomo sulla Luna?Ralph René, uno scienziato con la patente di inventore, appoggiò la linea di Kaysing scrivendo due libri che gettavano dubbi sulle ricerche della Nasa. In Was it only a paper moon (1994) e Did Nasa Moon America?, René suggerisce, tra l'altro, che senza una protezione di due metri di spessore, gli astronauti "sarebbero stati bruciati dalle radiazioni" durante il viaggio. Quindi i tentativi di raggiungere la luna erano senza speranza e cinicamente inventarono tutto a spese della gente ingenua. Con grande irritazione della Nasa, milioni di persone ora dubitano dell'autenticità delle missioni lunari. Col passare degli anni l'ufficio del dipartimento dei servizi pubblici è stato sempre più impegnato nel rispondere alle domande di insegnanti increduli, scolari, scrittori e anche senatori, come Alan Cranston e Stoom Thurmond, che avevano aperto un'inchiesta. Appena un anno dopo il primo atterraggio sulla luna un giornale fece un sondaggio su più di 1.700 cittadini americani e venne fuori che poco più del trenta percento delle persone interpellate aveva sospetti sulla missione della Nasa sulla luna.

Una stima prudente di James Oberg, accolta con soddisfazione da Kaysing, ancora oggi fissa il numero degli scettici a 10-25 milioni di americani. Oberg lavora per la Rockwell, fornitore della Nasa, come ingegnere nelle missioni spaziali, con un interesse speciale al folclore spaziale.

"I miti hanno la possibilità di sbocciare sul terreno fertile della ricerca scientifica", osserva Oberg, "ogni epoca dell'esplorazione è la stessa da questo punto di vista - dall'età dei Fenici a Giasone e gli Argonauti, a Marco Polo, alle sirene, agli unicorni e tutte quelle creature mitologiche che si celano ai confini della nostra esplorazione. A mio parere è una tipica reazione umana, questo rifiuto, questo voler creare leggende sulla nostra avventura sulla luna. Non sono affatto sorpreso che queste storie o interpretazioni esistano. Anzi sono abbastanza sorpreso che non siano più diffuse."

D'altra parte, di persone disposte a credere alle fandonie se ne possono trovare molte, sia qui che all'estero. Secondo Oberg "ai bambini cubani viene insegnato, ufficialmente, che la tecnologia spaziale degli Yankee è fallita miseramente e che la Nasa è stata costretta ad inventare tutte le missioni sulla luna".

Anche molti seguaci della New Age contestano la possibilità delle imprese sulla luna, così come gli Hare Krishna, i fondamentalisti islamici e qualche chiesa cristiana non ufficiale come la società Flat Earth, i cui adepti paragonano la rampa di lancio alla torre di Babele.

L'eccentricità di queste convinzioni non serve a scoraggiare Oberg: "Io rispetto la visione del mondo che ha questa gente. Mi affascina il modo in cui ci ricordano costantemente che non è possibile fermarsi alla conoscenza comune, che non ci si può accontentare di un'interpretazione tradizionale dei fatti sebbene queste interpretazioni siano il più delle volte giuste. Inoltre trovo la loro patologia di ragionamento, o non ragionamento, irresistibile. Noi definiamo salute ciò che è ai confini della patologia, e io provo a definire il pensiero razionale l'esaminare i casi fuori dal comune."


Un sostegno di celluloide

Se la Nasa ha falsificato l'atterraggio sulla luna, lo fece nel momento più adatto. L'avvento della televisione (che raggiunse la "massa critica" su scala mondiale solo qualche anno prima delle missioni lunari) è stato utile per il successo della beffa. In questo caso "vedere" voleva dire davvero "credere". La magia dei satelliti, che resero possibile una trasmissione dal vivo globale (e interplanetaria?), affascinò e tenne sulle spine milioni di persone molto più della moda antinucleare che attirò la fantasia del pubblico 10-15 anni prima.

C'era anche il fatto che la ricerca spaziale e la scienza dei missili erano abbastanza avanzate per rendere possibile un viaggio sulla luna. "La natura strutturale della tecnologia aveva reso plausibile la missione sulla luna, ma aveva anche portato molta gente a dubitarne", afferma Gary Fine, professore di sociologia all'Università di Atene, in Georgia, specializzato in voci e leggende contemporanee. Forse ancora più importante era il fatto che lo scandalo del Watergate non fosse ancora accaduto e la gente aveva ancora fiducia nei suoi governanti. "La mancanza di fiducia nell'autorità ha la sua importanza in questa vicenda", sostiene Fred Fedler, l'autore di Media Hoaxes (1989), insegnante di giornalismo all'università della Florida Centrale. "Dopo il Vietnam e Watergate, la gente è diventata più diffidente e non è più disposta a dare ascolto al governo; la reazione immediata è quella di non credere e qualche volta di seguire il parere opposto."

Questa mancanza di fiducia continua ad essere alimentata dai mass-media, specialmente nei film e nelle produzioni televisive. E' raro trovare un film, di questi tempi, dove i governanti vengono dipinti come un gruppo di persone efficienti e competenti che servono il proprio paese al meglio delle loro abilità. L'immagine di un elite di sinistri burocrati del male attira di più l'interesse del pubblico.

Linda Degh, una studiosa di folclore in pensione che insegnava alla Bloomingthon University, nell'Indiana, attirò l'attenzione sul film Capricorn One del 1978 in un suo libro del 1993 intitolato Folclore Americano e Mass Media. Il film racconta la storia della rappresentazione di un volo su Marte. Quando gli astronauti (incluso O.J. Simpson, non ancora incriminato) ascoltano la notizia secondo cui la loro navicella risulterebbe dispersa e tutti i suoi occupanti presumibilmente morti, si rendono conto che il loro destino è segnato. Si trovano ad essere braccati dai criminali sanguinari del governo. Soltanto uno degli astronauti riusce a raggiungere la libertà e i microfoni dei giornalisti. Degh lo ricorda come "un film diffamatorio, che ipotizzava che il governo avesse deliberatamente ucciso delle persone", ed è convinta che questo diede una spinta alla teoria della truffa delle missioni lunari. "I mass media catapultano queste mezze verità in una zona oscura dove la gente può far apparire le proprie congettur come verità. I mass media hanno un impatto terribile sulle persone prive di qualsiasi guida".

Peter Hyams, regista di Capricorn One, fece il film per puro spettacolo e non perché voleva fare riferimenti alla truffa delle missioni Apollo. "Ero consapevole", disse, "che molta gente non credeva all'impresa dell'uomo sulla luna, ma non ho mai letto ne consultato quei libri. E, francamente, penso che siano totalmente ridicoli". (Nonostante ciò in un invito ad un'anteprima di Capricorn One c'era scritto: "Vi sorprenderebbe scoprire che il più grande momento della nostra storia recente potrebbe non essere mai accaduto?").

Il concetto della frode "lunare" è stato ripreso da altri produttori cinematografici. In Diamonds Are Forever (1971), James Bond si ritrova accidentalmente all'interno di un set cinematografico nel Nevada composto da rocce, da un fondale lunare e da un veicolo simile a quello della Nasa.


Effetti molto speciali

Era possibile falsificare un atterraggio sulla luna? La tecnologia degli effetti speciali era abbastanza avanzata negli anni sessanta per ingannare anche l'occhio più attento?

La simulazione di un sesto di gravità poteva essere ottenuta usando bracci idraulici e fili metallici sottili - l'approccio di Peter Pan - o filmando le scene sott'acqua, come sostiene Dennis Muren, che ha vinto il maggior numero di oscar nella sua professione ed è supervisore degli effetti visivi alla Industrial, Light e Magic, una divisione della Lucas Digital. E' stato l'artefice della creazione dei mostri di Jurassic Park e di tutte le scene più paurose di Terminator 2, del ciclo di Star Wars e The Abyss. "Una simulazione di un atterraggio sulla luna potrebbe sembrare reale per il 99,9 per cento delle persone" disse Muren. "Il fatto è che, a parer mio, una simulazione non sarebbe mai potuta essere come in realtà apparve. Io sono sempre stato in grado di distinguere ciò che è falso da ciò che è vero e l'atterraggio sulla luna è stato senza dubbio reale".

Spiega Muren: "Vedendo i film 2001 oppure Destination Moon o Capricorn One o qualsiasi altro film sull'argomento, si può notare che è tutto finto. La luna non è affatto così. C'era davvero uno splendore eccezionale nelle immagini provenienti dalla luna e nel modo in cui la luce si rifletteva sulla macchina fotografica, che sembrava davvero fuori dal mondo. Nessuno avrebbe potuto inventarlo. Era qualcosa che non poteva essere ottenuto con la tecnologia avanzata e la potenza del calcolo. Quello non sarebbe stato un problema. Sto parlando di qualcosa di estetico".

Naturalmente, Bill Kaysing non ne vorrà sentir parlare: "Forse questo signore (Muren) faceva parte della copertura. Tutto è possibile. Il novanta per cento della popolazione americana non ha idea di ciò che sta accadendo in questo paese. Vorrei essere l'unico a rivelare loro qualcosa". E Kaysing è deciso a vivere il suo giorno di gloria in un tribunale: recentemente ha fatto causa al comandante dell'Apollo 13, James Lovell, che ha definito Kaysing "stravagante" in un articolo di un giornale. "Con un po' di fortuna" dice Kaysing allegramente, "la verità verrà fuori".


Rogier Van Bakel è un giornalista olandese che vive e lavora negli Stati Uniti. Il suo articolo è stato pubblicato sulla rivista Wired, Playboy e Rolling Stone, e in altre pubblicazioni internazionali. Questo articolo è uscito per la prima volta, in forma diversa, su Wired.


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