Associazione Astrofili Trentini
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Notiziario n. 17 - Estate 1999


A caccia di TLP

di Michele Bortolotti (Associazione Astrofili Trentini)


La Luna viene spesso indicata come un mondo morto, non solo per l'assenza di esseri viventi, ma anche perché essa ci appare sempre uguale essendo priva di atmosfera e quindi di venti e precipitazioni che sono i principali responsabili dei mutamenti morfologici della superficie terrestre.

Gli osservatori più assidui e attenti del nostro satellite hanno però spesso osservato strani fenomeni: i TLP, acronimo coniato da Patrick Moore che sta per Transient Lunar Phenomena.

Prima documentazione fotografica di TLPI TLP sono fenomeni di breve durata che si manifestano solitamente come nebbie o mutamenti di forma e colore del suolo lunare.

I TLP sono stati oggetto di studio per gli astronomi professionisti fino alle missioni Apollo, quando l'interesse per la Luna si spostò sulla miriade di dati fornitici da queste missioni.

Si hanno così numerose registrazioni di osservazioni di TLP, la più antica delle quali risale addirittura all'anno 557. Per avere osservazioni più attendibili è necessario attendere fino al XVIII secolo quando si iniziarono a tracciare le prime mappe lunari dettagliate che permettevano agli astronomi di confrontare le osservazioni.

Proprio a questo periodo risale uno dei TLP più discussi, quando numerosi astronomi evidenziarono la scomparsa del cratere Linné al cui posto appariva una piccola macchia biancastra; nacquero così numerose dispute tra chi sosteneva di aver osservato in passato il cratere e chi sosteneva di no aver osservato mai niente che non fosse una macchia lattiginosa. A tutt'oggi la zona è oggetto di osservazioni, ma crediamo che il fenomeno possa essere facilmente spiegato con un errore di trascrizione nella mappa peraltro molto affidabile degli astronomi tedeschi Beer e Mädler che probabilmente hanno rappresentato come un cratere quella che era una "macchia".

Numerosi TLP furono osservati anche all'inizio del nostro secolo e la loro causa fu attribuita a possibili forme di vegetazione presenti sui bordi dei crateri o a migliaia di insetti che si muovevano sulla superficie alla ricerca di acqua, scatenando così la fantasia di numerosi romanzieri.

Tra le osservazioni più attendibili e meglio documentate di TLP va ricordata quella eseguita dall'astronomo sovietico Kozyrev nel 1958 quando osservando il nostro satellite con un telescopio di 1,3 m. di diametro, notò una nube biancastra in prossimità del cratere Alphonsus ed un cambiamento di colore del picco dello stesso cratere.

Kozyrev attribuì il fenomeno ad un'eruzione vulcanica, cercando delle conferme nell'osservazione spettroscopica dai cui dati l'astronomo riuscì ad isolare le righe di emissione del carbonio, il che confermerebbe la natura di emissione gassosa del TLP osservato.

Un TLP fu osservato anche il 19 luglio 1969 nei pressi del cratere Aristarchus; in quel momento vi erano degli osservatori molto particolari del nostro satellite, i membri dell'equipaggio dell'Apollo 11 che si stavano preparando a mettere piede sulla Luna. Neil Armstrong fu avvisato dal controllo missione dell'avvistamento del TLP, e all'invito di descrivere la zona interessata rispose con queste parole: "L'area appare considerevolmente più illuminata rispetto alle zone circostanti. Sembra che ci sia qualche forma di fluorescenza".


Cosa cercare

Abbiamo visto alcuni esempi di TLP, vediamo ora di darne una classificazione in base a come si manifestano.


Realtà...

Nonostante i decenni di studio non siamo ancora in grado di spiegare la natura di questi fenomeni.

Vi sono numerose teorie che cercano di spiegare le cause dei TLP; ci limiteremo ad esporre quelle maggiormente sostenute.

Forze di marea.
Come ben sappiamo la Luna esercita una forza di marea sulla Terra causando uno stiramento del nostro pianeta che risulta particolarmente evidente negli oceani e che ci è noto sotto il nome di marea. Lo stesso effetto, con maggior forza, viene esercitato dalla Terra sulla superficie lunare. Queste forze causerebbero la rottura di alcune rocce lunari permettendo la fuoriuscita di alcuni gas che sarebbero i responsabili dei TLP.

Radiazione solare.
A differenza della Terra la Luna è priva di atmosfera per cui le particelle energetiche emesse dal Sole riescono a raggiungere il suolo. L'interazione tra le particelle solari e le rocce lunari può dar luogo a fenomeni di luminescenza, proprio come avviene ad alcune rocce terrestri quando vengono sottoposte a raggi ultravioletti.

Shock termici.
La temperatura sulla superficie della Luna varia tra i 125 e i –80 gradi centigradi nel giro di poche ore. Questi sbalzi di temperatura possono causare fenomeni simili ai TLP, ma dobbiamo comunque considerare che dai dati fornitici dalle missioni Apollo risulta che basta scendere 10 centimetri al di sotto della superficie per trovare condizioni di temperatura costanti; sembra pertanto improbabile che variazioni di temperatura in uno strato di materiale così sottile riescano a causare fenomeni visibili da Terra.

Impatti meteorici.
Certamente i grandi impatti meteorici del passato causarono sulla Luna fenomeni chiaramente visibili da terra. Resta il dubbio se ad oggi avvengano sul nostro satellite cadute di meteoriti sufficientemente grandi da interessare aree paragonabili all'estensione dei TLP.

Lunamoti ed attività vulcanica.
In passato la Luna deve aver avuto un'intensa attività vulcanica di cui ci rimane traccia nelle immense colate laviche che formano i mari lunari. Oggi non abbiamo nessuna prova diretta di fenomeni vulcanici, ed anche i lunamoti sembrano essere correlati più con le forze mareali che con il vulcanismo.


... o fantasia?

Alcuni astronomi ritengono che i TLP non esistano nel senso di fenomeni lunari, ma che siano dovuti ad effetti ottici. Questo scetticismo è giustificato dal momento che numerose segnalazioni sono riconducibili ad illusioni ottiche, ma questo non spiega le osservazioni compiute con spettroscopi o filtri che smaschererebbero effetti simili, o le osservazioni di persone residenti migliaia di chilometri le une dalle altre. Comunque sia i fenomeni che maggiormente traggono in inganno gli osservatori sono le aberrazioni cromatiche indotte dalla turbolenza atmosferica o dalle ottiche non trattate dei telescopi, i raggi solari riflessi dalle nubi sulla superficie lunare, i flash emessi da satelliti transitanti sul disco lunare.


Dove e quando cercarli

Il cratere PlatoAll'incirca 200 strutture lunari hanno dato origine all'osservazione di TLP, ma analizzando questi dati ci rendiamo conto che una dozzina raccolgono più dei tre quarti delle osservazioni. Tra esse la fanno da padroni i crateri Aristarchus e Plato (vedi tabella 1), ma qualunque struttura potrebbe riservare delle sorprese.

Molti sono portati a cercare i TLP in prossimità del terminatore dove a causa della luce radente i crateri ci appaiono più definiti, ma secondo le statistiche questi fenomeni sembrano essere più numerosi con la luna piena o comunque due o tre giorni dopo che il sole ha illuminato la regione.

Dai dati emerge poi che i TLP sono più frequenti quando la Luna si trova tra l'apogeo ed il perigeo, cioè quando si sta muovendo più rapidamente verso la Terra.

I TLP sono un'opportunità unica per gli astrofili ai quali è completamente demandata la ricerca in questo campo. Per chi fosse interessato consigliamo di rivolgersi ad associazioni quali l'ALPO (Association of Lunar and Planetary Observers) e la UAI (Unione Astrofili Italiani) che gestiscono all'interno delle loro sezioni dedicate alla Luna dei programmi di osservazione dei TLP.

In conclusione possiamo dire che dopo 30 anni dalla conquista la Luna nasconde ancora numerosi segreti che lasciano immutato il fascino che quest astro ha sempre esercitato sull'uomo, per cui in attesa di nuove scoperte da parte delle sonde Clementine e Lunar Prospector continuiamo ad osservare il nostro satellite dedicandogli l'attenzione che merita.


Tabella 1
Siti in cui è più probabile osservare TLP secondo il catalogo Cameron


       Regione       TLP osservati

     Aristarchus         448
     Plato               114
     Proclus              72
     Alphonsus            46
     Agrippa              34
     Herodotus            34
     Gassendi             33
     Mare Crisium         27
     Vallis Schroteri     25
     Copernicus           22
     Linné                19
     Grimaldi             18
     Kepler               17
     Atlas                17
     Tycho                16
     Eratosthenes         16


Michele Bortolotti nasce a Trento nel 1974. Studente universitario, dedica il tempo libero all'astronomia occupandosi in particolare di attività solare e meteoriti.


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