Associazione Astrofili Trentini
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Notiziario n. 18 - Autunno 1999


L'eclisse di Sole in Ungheria

di Michele Bortolotti (Associazione Astrofili Trentini)


Fotografie dell'eclisse


La magia ungherese

Dopo mesi di preparativi finalmente il giorno tanto atteso era giunto e con il naso all'insù stavamo aspettando l'inizio dell'eclisse; ma andiamo con ordine.

La nostra destinazione era l'Ungheria, Stato che presentava un ottimo compromesso tra probabilità di osservare il fenomeno, che crescevano spostandosi verso Est lungo la fascia di totalità, e facilità ed economicità di trasporto, che ci ha permesso di trasportare sul suolo ungherese numerosi strumenti.

La trasferta, ovviamente focalizzata sull'evento astronomico, non ha però trascurato la visita di Budapest e dei suoi dintorni.

Budapest è attraversata dal Danubio che la divide in due: Buda, zona residenziale caratterizzata da colline sulle quali fanno bella mostra il Palazzo Reale ed il Bastione dei Pescatori, e Pest, totalmente pianeggiante e vero cuore pulsante della capitale magiara.

Il Danubio è quindi il simbolo della città e sulle sue rive si trovano i palazzi più importanti; non solo le rive del grande fiume caratterizzano la città, ma anche ciò che si trova tra esse, vale a dire l'isola Margherita e i numerosi ponti, tra i quali spicca il Ponte delle Catene.

Nei tre giorni di visita guidata abbiamo potuto ammirare i fastosi palazzi dell'epoca imperiale, i caratteristici locali frequentati da Sissi e i segni delle numerose invasioni che hanno tormentato la storia ungherese, ben riassunta nella monumentale Piazza degli Eroi.

Ma è solo allontanandosi qualche decina di chilometri da Budapest che ci si rende conto di che cosa essa rappresenti per l'Ungheria: una metropoli di due milioni di abitanti (il 20% della popolazione ungherese) circondata da campagne scarsamente abitate; è però qui, tra le piccole case della campagna ungherese, la famosa Puszda, che si scopre il vero spirito magiaro.


La vigilia

Le numerose visite e trasferimenti occupavano per intero le giornate, non lasciandoci il tempo di pensare all'eclisse che si avvicinava ora dopo ora, ma al rientro in albergo nei minuti prima di addormentarsi alcune televisioni erano sottoposte ad un'estenuante zapping alla ricerca delle previsioni meteorologiche.

La sera della vigilia però la situazione era completamente diversa con l'evento eclisse che monopolizzava ogni discorso: tutti a chiedersi quale sarebbe stato il luogo migliore per l'osservazione e quali le previsioni meteorologiche; un rapido sguardo alla BBC e alla televisione ungherese e .......DISDETTA, dopo aver sopportato tre giorni di cielo sereno con temperature costantemente al di sopra dei 35°C , un'enorme perturbazione che si estendeva dalla Cornovaglia alla Romania sembrava poter trasformare l'eclisse europea in un'eclisse d'élite che si sarebbe concessa solamente a chi si trovava in Turchia o sul Mar Nero!

Le reazioni furono le più disparate: chi era ormai disperato, chi confidava nella ben nota scarsa affidabilità delle previsioni meteorologiche, chi per scaramanzia non voleva parlarne e chi si riscopriva religioso per l'occasione.

Non potevamo rinunciare così all'evento più atteso dell'anno, così Gabriele Sartori dopo vari tentativi e grazie al tramite della guida riusciva a contattare un meteorologo locale; dopo averci fatto soffrire per dei lunghi minuti con false previsioni Gabriele ci svelò che proprio il luogo che avevamo inizialmente scelto per l'osservazione dell'eclisse, Paks, sarebbe stato quello con maggior probabilità di cielo sereno.

Decidemmo quindi per una partenza di buonora per evitare il traffico che inevitabilmente avrebbe colpito la zona, e così dopo aver preparato gli ultimi filtri andammo a dormire tra speranze e paure per il giorno successivo; ma ci fu anche chi (Mauro Ianeselli), per non perdere tempo pensò bene di prendere confidenza con gli strumenti portandosi a letto il treppiede del telescopio.


Il grande giorno

Il risveglio non fu certo dei migliori, infatti, mentre l'orizzonte nord era abbastanza sereno, quello sud ( Paks si trova 150 Km a sud di Budapest) era caratterizzato da nubi minacciose, ma la decisione era stata presa e così ci dirigemmo verso sud, costeggiando il Danubio nella speranza di trovare il sereno.

Dopo qualche decina di chilometri però una leggera pioggia cominciò a cadere sui finestrini del pullman ammutolendone i passeggeri. L'atmosfera tra i partecipanti era abbastanza tesa e come se non bastasse una colonna di macchine rallentava la nostra marcia verso Paks. Grazie ad un'abile manovra del nostro autista e neo socio Lorenzo Laner riuscimmo ad evitare il traffico e ad uscire da un piccolo bosco che ci impediva di vedere l'orizzonte e ....... Ad ovest, a poche decine di chilometri da noi i raggi del sole riuscivano a bucare le nuvole e uno spiazzo di sereno si stava facendo largo tra le nubi; un applauso si levò spontaneo ed il sorriso tornò su molti volti ormai sconsolati.

Si poteva ancora sperare di riuscire a vedere l'ultima eclisse del secolo.

Proseguimmo fino a Paks dove ci fermammo per fare provviste e per verificare la situazione meteorologica, approfittando di una collina che ci permetteva di godere di una splendida vista a 360°.

Il sereno ad ovest continuava ad ampliarsi, ma la situazione non era per niente stabile, con le nubi a sud e ad est che si muovevano impazzite. Dopo una mezzoretta durante la quale osservammo l'evolversi della situazione meteo, decidemmo di spostarci una quarantina di chilometri verso ovest, a Cece, un piccolo paesino situato proprio al centro della fascia di totalità.

Strada facendo le nubi si diradavano sempre più, finché a pochi chilometri da Cece il cielo si aprì dandoci la possibilità di collaudare gli appositi occhialini; mancava ormai poco più di un'ora al primo contatto, ed era quindi tempo di scegliere un luogo adatto dove sistemarsi per l'osservazione.

Attorno a noi vi erano solo enormi distese di girasoli tra i quali emergevano qua e là qualche treppiede e qualche telescopio; giunti in prossimità del centro abitato, accanto ad un ristorante, un campo da calcio sembrava fare al caso nostro: due parole con il proprietario e... permesso accordato.

Il posto era ottimo: terreno perfettamente pianeggiante, ampio spazio, erbetta stile prato inglese, cielo sereno e sulla nostra destra una zona paludosa dimora di numerosi uccelli tra i quali alcune cicogne che ci allietavano con il loro volo maestoso.

Iniziammo così a preparare gli strumenti, e in pochi minuti il prato brulicava di cavalletti e macchine fotografiche; i telescopi presenti erano un C8 con filtro in vetro a tutta apertura a disposizione di tutti i partecipanti, un rifrattore Meade di 102 mm di diametro e 900 mm di focale, due piccoli rifrattori, un C90 ed un binocolo gigante su montatura Losmandy; per quanto riguarda gli obiettivi fotografici si andava dal fish eye agli MTO. Tra l'altro avevamo predisposto anche uno schermo bianco per l'osservazione delle ombre volanti (due asciugamani presi a prestito dall'albergo) ed un computer portatile che tramite due sensori registrava le variazioni di temperatura e di luminosità (vedi riquadro in fondo).

Il tempo di caricare le macchine fotografiche e puntualissimo alle 11.27 il primo contatto tra disco solare e lunare, inizialmente visibile solo attraverso i telescopi ed i teleobiettivi più potenti, ma in pochi secondi chiaramente osservabile anche ad occhio nudo.

Nel giro di poche decine di minuti la Luna oscurò una discreta percentuale del disco solare, mentre le macchine fotografiche documentavano l'evolversi del fenomeno e gli occhi erano rapiti dal raro evento; due piccole nuvole che si frapposero tra noi e il Sole ci riportarono presto alla realtà fatta di grandi nubi bianche che solcavano il cielo a grandi velocità. Qualcuna di queste coprì il Sole nei minuti successivi, permettendoci di osservarne la falce senza bisogno di filtri, ma facendoci tremare per la successiva totalità.

Alle 12.20 la situazione era ancora più dubbia, con il cielo completamente sgombro se non per un'unica grande nube che cominciava a lambire il disco solare; sapevamo che era questione di minuti: se il vento in quota avesse rallentato tutti i nostri sforzi sarebbero stati vani.

Il tempo trascorreva inesorabile con il sole ancora coperto, quando, verso le 12.40, la nuvola si allontanò definitivamente.

Il riemergere del disco solare ci lasciò alquanto perplessi: nonostante nulla più si frapponesse tra noi e la piccola falce, la temperatura era notevolmente più bassa rispetto ai primi istanti della parzialità e le ombre proiettate dai nostri corpi si facevano via via meno nette.

Il tempo di scattare le ultime fotografie a quel che rimaneva del sole e di preparare i rullini per la totalità, e alle 12.45 di corsa verso lo "schermo" per assistere all'elusivo fenomeno delle ombre volanti, caratterizzato da rapide e tenui ombre che compaiono pochi istanti prima della totalità a causa della rifrazione della luce attraverso l'atmosfera. In quest'occasione il fenomeno non fu particolarmente intenso, ma un minuto prima della totalità alcuni di noi riuscirono a scorgere alcune ombre scivolare rapidamente sull'asciugamano bianco.


La totalità

Non c'era troppo tempo da dedicare alle ombre, infatti, alzando gli occhi al cielo, si poteva già vedere il Sole quasi completamente eclissato e la luminosità che calava drasticamente, tanto che, ancor prima della totalità, si poteva scorgere chiaramente il disco di Venere. Qualche istante per tornare alla macchina fotografica e Martino Mosna, incaricato di scandire il passare del tempo durante la totalità, annunciò che mancavano cinque secondi..... quattro, tre, due, uno, ..... un buio irreale calò su Cece e con esso il silenzio interrotto soltanto dalle raffiche di scatti delle macchine fotografiche, che cercavano di immortalare il sole nero.

Il tempo di scattare qualche fotografia e Martino annunciò che era già trascorso un minuto; era il momento di abbandonare la macchina fotografica ed ammirare il paesaggio caratterizzato da un irreale tramonto a 360° reso ancora più spettacolare dalle nuvole che fino a pochi minuti prima ci avevano fatto tremare. Impressionante era poi il comportamento degli uccelli che prima volavano tranquillamente sulle nostre teste: tutti ridiscesi a terra, si erano radunati in cerchio, attendendo il trascorrere di quell'insolita notte.

Sollevando lo sguardo, il cielo si faceva improvvisamente nero, interrotto solamente dal luccichio delle stelle più brillanti, dei pianeti e della corona solare... ancora trenta secondi... incredibile, sembravano essere trascorsi solo pochi istanti, ma in realtà il tempo a nostra disposizione stava già volgendo al termine.

Oltre alla grande corona, caratterizzata da lunghi baffi e sfumature di colore che niente hanno a che spartire con l'uniforme macchia biancastra che siamo abituati a vedere in fotografia, il sole eclissato ci ha dato la possibilità di osservare numerose protuberanze, di color rosso vivo, che incorniciavano il nero disco lunare.

Dieci secondi... una rapida occhiata con il binocolo per apprezzare i particolari della corona e poi di nuovo alla macchina fotografica per cogliere il fenomeno dell'anello di diamanti, dovuto al riemergere del disco solare.

Un fragoroso applauso accolse il ritorno del Sole e, proprio come presso le antiche popolazioni cinesi, dove il riemergere del sole dalle fauci del mostro veniva salutato con grandi feste, così il silenzio della totalità fu sostituito da un eccitato scambio di commenti, impressioni, sensazioni e dalle manifestazioni di gioia, che finalmente rompevano la tensione che ci aveva accompagnato durante tutta la mattinata.

La maggior parte dei rigorosi programmi di osservazione della seconda fase della parzialità venne stravolta e l'obiettivo delle macchine fotografiche si spostò dal Sole ai volti sorridenti e soddisfatti dei partecipanti alla spedizione, al paesaggio, alle maestose cicogna o a inquadrature particolari, quali le numerose falci di sole che si ottengono fotografando l'ombra proiettata da un cappello di paglia durante la parzialità.

Alle 14:14:14, istante dell'ultimo contatto, l'ultima eclisse del millennio era finita, ma nel viaggio di ritorno verso Budapest, tra i commenti riguardanti il maestoso evento, si sentiva già qualcuno che pensava al 21 giugno 2001, data della prossima eclisse totale visibile dal Madagascar.

Foto del gruppo 'Ungheria 99'


Esperimenti all'ombra della Luna

Oltre all'aspetto estetico le eclissi ci danno la possibilità di raccogliere numerosi dati scientifici; basti pensare che fino a non molto tempo fa esse rappresentavano l'unica opportunità per gli astronomi di osservare le protuberanze e la corona solare (oggi grazie a strumenti quali i coronografi è possibile ricreare eclissi artificiali osservabili attraverso l'oculare di un telescopio). Sempre le eclissi fornirono una verifica alla teoria della relatività di Einstein quando l'osservazione della posizione delle stelle che compaiono durante la totalità confermò la deviazione subita dalla luce quando si trova a passare in prossimità di un corpo massiccio come il Sole, in accordo con quanto previsto dal grande fisico tedesco.

Oggi grazie alla rilevazione precisa degli istanti dei contatti tra disco lunare e solare è possibile raccogliere maggiori informazioni sulla dinamica e le interazione del sistema Sole, Terra Luna.

Anche l'eclisse dell'11 agosto ha fornito l'occasione per nuove opportunità di studio. Il Marshall Space Science Lab della NASA ha coordinato un gruppo formato da istituti di ricerca di undici città diverse sparse su quattro continenti con il compito di verificare le oscillazioni anomale del pendolo di Foucault che secondo le osservazioni del premio Nobel per l'economia Maurice Allais si verificherebbero durante la totalità. Se tali osservazioni saranno verificate sarà compito degli scienziati spiegare la ragione delle anomalie che secondo alcuni potrebbero avere a che fare con le onde gravitazionali, la radiazione solare o l'anisotropia dello spazio.

Ad oggi non sono ancora disponibili i risultati di questo esperimento, ma secondo alcune indiscrezioni emerse dagli istituti di ricerca austriaci sembrerebbe che in effetti qualcosa di anomalo si sia realmente verificato; sarà nostra cura tenervi aggiornati sulla questione, ma in questa sede vorremmo occuparci degli esperimenti che ciascuno di noi può compiere durante le eclissi di sole.

Tabella di SimoncelliUn primo esperimento può essere quello di monitorare con un semplice termometro l'andamento della temperatura; questo è quello che è stato fatto dal signor Simoncelli che per nulla scoraggiato dal fatto che dal Trentino l'eclisse non superasse il 93% ha pensato bene di raccogliere i dati che riportiamo nella tabella qui a lato, dando così un riscontro effettivo del calo di temperatura che ciascuno di noi ha percepito sulla pelle.

Un secondo parametro fisico che può essere interessante rilevare è la luminosità; il sottoscritto, in collaborazione con Gabriele Sartori ha tal fine predisposto un sensore interfacciato tramite un convertitore analogico digitale ad 8 bit ad un PC portatile che durante tutta la durata del fenomeno ha registrato con una frequenza di una registrazione ogni due secondi l'andamento della luminosità. I risultati sono riportati nel grafico qui in basso.

Grafico della luminositàSull'asse delle ordinate sono riportati i valori in tensione, dato che, non interessandoci valori assoluti, essi ci esonerano dal dover calibrare lo strumento; è interessante notare che fino ad un paio di minuti prima della totalità il sensore non ha rivelato alcuna variazione di luminosità rimanendo prossimo alla saturazione (5 volt) senza però mai raggiungerla. Nella realtà il calo di luminosità era percepibile all'occhio, ma non alla sensibilità dello strumento. Questo fatto rende ancora più evidente il calo che si è verificato durante la totalità che ha occupato quasi l'intero range di sensibilità dell'apparecchio.

Esperienze di questo ed altro tipo sono realizzabili in occasione di numerosi eventi astronomici (sciami meteorici, ecc.); invitiamo pertanto chiunque fosse interessato a questo tipo di attività a contattare l'Associazione.


Michele Bortolotti nasce a Trento nel 1974. Studente universitario, dedica il tempo libero all'astronomia occupandosi in particolare di attività solare e meteoriti.


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