Associazione Astrofili Trentini
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Notiziario n. 22 - Autunno 2000


La città dello spazio

di Christian Lavarian (Associazione Astrofili Trentini)


Cape Kennedy. Lo scorso 28 maggio, alle ore 08.40 italiane, sulla pista della più nota base missilistica negli Stati Uniti ha dolcemente atterrato lo Shuttle Atlantis, concludendo una permanenza di nove giorni attraccato alla missione alla stazione spaziale internazionale. Una fondamentale missione di "rifornimento" con lo scopo di sostituire parti danneggiate o non funzionanti, realizzate soprattutto per alzare di alcuni chilometri l'orbita della stazione, pericolosamente abbassata visto che da quasi un anno non veniva più corretta.

Alpha, com'è comunemente chiamata la grande struttura in costruzione a 500 km d'altezza dalla Terra, sostituirà l'anziana MIR e diventerà per i prossimi anni il più grande (e per certi versi unico) centro di sperimentazione scientifica al di fuori dell'atmosfera terrestre. Anche se la stessa MIR, pur fra mille problemi, resiste ancora alle condizioni estreme dell'ambiente spaziale ed alle difficoltà della sua gestione economica, che vede la Russia alla continua ricerca di partner, sempre più spesso privati, che permettano di prolungarne la vita operativa. Ricordiamo che la MIR ("pace", in russo) avrebbe dovuto disintegrarsi nella nostra atmosfera già quest'estate, ma ha potuto proseguire nella sua missione grazie a finanziamenti privati, ed ora è di nuovo abitata.

Nell'attesa che Alpha possa godere di un destino altrettanto felice, saranno necessari ben 43 voli, divisi tra americani e russi, per portare a compimento quest'impresa. Un impegno finanziario che non ha precedenti nella storia dell'astronautica, nemmeno per la conquista della Luna: una cooperazione da 60 mila miliardi ripartiti tra USA, Russia, Canada, Giappone e gli 11 paesi europei dell'ESA (l'Ente Spaziale Europeo, che comprende anche l'Italia), che costerà altri 170 mila miliardi per i dieci anni di vita prevista (ma saranno probabilmente di più, come ha dimostrato la MIR). Negli ultimi tre anni la stazione spaziale ha visto l'intenso sforzo progettistico ed organizzativo di oltre 1000 ricercatori di 200 istituti di ricerca e laboratori.

Se la tabella di marcia procederà regolarmente Alpha potrà essere abitata per la primavera del 2001 da tre astronauti: il comandante americano Bill Sheperd e i russi Yuri Gidzenko e Sergei Krikalev, quest'ultimo già veterano delle missioni MIR. A partire dal 2002 le presenze stabili sulla stazione diverranno sei, costituite da astronauti di nazionalità diverse. In realtà parte della stazione avrebbe dovuto essere operativa già in questi mesi, se innumerevoli ritardi da parte russa non avessero fatto slittare i programmi di lancio.

Una volta pronta Alpha sarà lunga quasi cento metri e composta da diversi moduli per le più svariate attività: potremo vederla ad occhio nudo come la "stella" più brillante del cielo, mentre naviga lo spazio a 500 km d'altezza e 20 mila km/h. Di fronte ad un tale dispiegamento di mezzi è naturale chiedersi quali siano effettivamente gli scopi che hanno portato a questo progetto, e le attese che vi sono riposte. Fino a 10 anni fa una stazione spaziale poteva essere considerata luogo privilegiato per il reciproco controllo militare tra le grandi potenze, ma oggi per fortuna un tale scenario non ha ragione d'essere. Alpha sarà utilizzata per innumerevoli scopi scientifici, tecnologici ed industriali: la realizzazione di materiali particolarmente puri per applicazioni avanzate, esperimenti di genetica, biologia, medicina... Verrà posta particolare attenzione alle reazioni del corpo umano a prolungati periodi in assenza di gravità, in preparazione allo sbarco su Marte previsto per il 2020, 2030.

Nei confronti di una missione così costosa si levano naturalmente anche voci contrarie, spesso provenienti da prestigiose istituzioni: molti considerano il progetto troppo oneroso in rapporto al guadagno tecnologico che potrà effettivamente produrre. Occorre anche considerare che il grande impegno economico profuso per la stazione spaziale internazionale comporterà una riduzione dei fondi dedicati ad altre missioni scientifiche.

Ma nel frattempo l'umanità potrà disporre di una nuova, grande casa nello spazio: un ulteriore, piccolo passo verso le stelle.


Christian Lavarian è fortemente impegnato da molti anni nel campo della divulgazione astronomica e della didattica scientifica, attraverso conferenze, corsi, lezioni al planetario e all'Università. Ama tutto ciò che è astronomia.


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