Associazione Astrofili Trentini
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Notiziario n. 22 - Autunno 2000


Giornata nazionale contro l'inquinamento luminoso

28 ottobre 2000


Gli amanti dell'astronomia si mobilitano per difendere la volta celeste: infatti a causa dell'eccesso d'illuminazione pubblica e privata, sul suolo italiano, Trentino compreso, non si possono più trovare luoghi dove l'oscurità sia tale da permettere un'adeguata visione della volta celeste: mediamente sono ormai visibili, soprattutto nei centri maggiori, solo il 10% delle stelle. Rimaniamo perciò privati del più grandioso spettacolo naturale: l'osservazione dell'universo! Il diffondersi incontrollato dell'inquinamento luminoso costituisce un'alterazione per l'equilibrio dell'ecosistema e un impedimento, di fatto, all'osservazione del cielo.

Alcuni studi hanno evidenziato i disturbi alla fauna e alla flora dovuti al mancato avvincendarsi giorno-notte nelle zone troppo illuminate; ad esempio è intuibile il danno per gli uccelli migratori, i quali usano le stelle per orientarsi nel volo notturno. Anche dal punto di vista turistico è negativo l'impatto che possono avere certe aree esageratamente illuminate; sicuramente, per illustrare un caso pratico, i superbi scenari delle nostre valli dolomitiche vanno salvaguardati pure da questo punto di vista.

Nel Congresso di Parigi del giugno 1992, l'UNESCO evidenziò il danno enorme arrecato all'astronomia da un'illuminazione artificiale eccessiva e dichiarò il cielo stellato patrimonio dell'umanità da tutelare soprattutto per le future generazioni.

L'inquinamento luminoso è dovuto alla diffusione nel cielo del chiarore prodotto dalle luci degli insediamenti urbani. L'origine del problema dipende dal fatto che spesso la progettazione degli impianti d'illuminazione e il disegno dei punti luce non tengono conto delle possibili dispersioni luminose all'esterno dell'area da illuminare. L'assenza di una legislazione in materia favorisce infatti un'incontrollata (e talvolta controproducente) illuminazione, ed un conseguente spreco d'energia, da parte di enti pubblici, enti privati e singoli cittadini. Ne consegue che anche spostandosi in zone non abitate l'ossevazione della volta celeste risulta irrimediabilmente compromessa: le luci di una città sono spesso visibili a centinaia di chilometri di distanza! Ma inquinamento luminoso è anche invadere le case altrui con luce che invece dovrebbe servire per strade, marciapiedi, campi sportivi. Quante persone si sono ritrovate, in occasione di un rinnovo della pubblica illuminazione, a dover chiudere anche d'estate le tapparelle delle finestre per potere avere il buio nella stanza da letto?

Secondo i dati forniti dall'International Dark Sky Association di Tucson, Arizona (U.S.A.), confermati anche in ambito nazionale da recenti studi condotti dalla Società Astronomica Italiana (S.A.It.), oltre il 30% dell'illuminazione pubblica è, mediamente, disperso verso l'alto, dove non serve ad alcuno, concretizzando un ingente sperpero di denaro pubblico, un danno irreparabile per la ricerca e la cultura astronomica e per l'immagine notturna del territorio.

È tuttavia importante evidenziare come il problema dell'inquinamento luminoso sia tecnicamente risolvibile, senza compromettere il diritto dei cittadini ad avere le strade illuminate in modo adeguato. Il coordinamento nazionale per la protezione del cielo notturno, l'Associazione CieloBuio, ha elaborato un fascicolo di guida per una corretta progettazione degli impianti; le associazioni astrofili lo forniscono gratuitamente a tutti i tecnici ed uffici che ne facciano richiesta.

Il danno derivante da un non proficuo ed incontrollato utilizzo di energia elettrica è quantificato ogni anno in Italia in circa 300-400 miliardi di lire, (stime fatte per l'anno ‘96, con aumenti annui di circa il 10%) in proporzione se ne può dedurre il danno economico per la nostra provincia. Studi condotti dalla S.A.It. hanno mostrato come in comuni di medie dimensioni (circa 50.000 abitanti), mediante interventi di solo uso razionale dell'energia ai fini dell'illuminazione pubblica, si possano conseguire risparmi valutabili in circa 250 - 300 milioni di lire, diminuendo al contempo i livelli di inquinamento luminoso e realizzando anche un risparmio di combustibile e di conseguenza una minor emissione in atmosfera di anidride carbonica (CO2).

Si può calcolare che dall'ipotetico abbattimento dell'inquinamento luminoso su tutto il territorio italiano conseguirebbe un risparmio di 430.000 tonnellate di combustibile in un anno; di conseguenza non sarebbero immesse in atmosfera 1.356.000 tonnellate di anidride carbonica e non verrebbero bruciate 1.480.000 tonnellate di ossigeno.

Va altresì osservato che ridurre l'inquinamento luminoso mediante l'adozione di criteri progettuali più moderni, significa anche avere città meglio illuminate: infatti, evitare che una parte di luce prodotta dagli impianti di illuminazione vada dispersa verso lo spazio, vuol dire renderla immediatamente disponibile per una migliore visibilità dei corpi al suolo. Infatti alcune regioni, come la Lombardia, hanno già approvato leggi per regolamentare gli impianti di illuminazione e alcuni disegni di legge sono in attesa di essere discussi in Parlamento.


In Trentino, la Giornata nazionale contro l’inquinamento luminoso è promossa dal Coordinamento Associazioni Astronomiche Trentine (CAAT), di cui fanno parte:


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