Associazione Astrofili Trentini
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Trent'anni fa sulla Luna


Per la sua vicinanza alla Terra, la Luna è stato il "nuovo mondo" studiato con la maggiore attenzione nell'era spaziale. Russi ed americani lanciarono a partire dagli anni '50 molte sonde verso il nostro satellite naturale: ciò permise di studiarne le caratteristiche superficiali ed interne con grande dettaglio. L'esplorazione della Luna è stata realizzata seguendo una successione di quattro fasi: come primo passo fu previsto il sorvolo della superficie lunare a grande distanza con sonde automatiche. Il secondo momento consistette nel mettere in orbita attorno alla Luna una sonda guidata da Terra. La terza fase si realizzò invece nella discesa "morbida" sul suolo lunare di un lander (veicolo predisposto per l'atterraggio) per l'analisi di campioni di roccia ed altre misure. L'ultima parte, la più spettacolare, si concluse infine con l'atterraggio di un equipaggio umano ed il suo ritorno a Terra, che ebbe compimento nel luglio 1969.

"Questo è un piccolo passo per un uomo, un balzo gigantesco per l'umanità."

Chi fra i lettori giovani o meno non conosce chi pronunciò questa storica frase? Fortunati coloro che poterono vivere l'emozione di uno dei momenti più magici e carichi di speranza della nostra storia, la notte tra il 20 ed il 21 luglio 1969: l'attimo in cui l'astronauta Neil Armstrong mise piede sul suolo lunare pronunciando le celebri parole. La missione Apollo 11 era la quinta navicella "abitata" del programma spaziale americano, dopo che le prime quattro avevano validato l'intero sistema di allunaggio e ripartenza dalla superficie lunare in modo automatico, potendo così permettere ad Armstrong, Aldrin e Collins di realizzare la loro impresa.

Era una domenica, il 16 luglio 1969, quando dal Kennedy Space Center un gigantesco razzo Saturno V si staccò da Terra e iniziò il suo volo verso la Luna. Tutto andò liscio come l'olio e il 20 luglio l'Apollo entrò nell'orbita lunare dividendosi in due parti: la navicella Columbia con Collins a bordo e il modulo Eagle, che iniziò la discesa con Armstrong e Aldrin ai comandi. Mentre la capsula stava sorvolando il Mare della Tranquillità, Armstrong descrisse con queste parole l'esperienza che stava vivendo:

"...le fotografie e le mappe tracciate dall'Apollo 8 e 10 ci hanno dato un buona approssimazione di quello che stiamo vedendo. Sembra realmente come le foto; ma, come la differenza che c'è assistendo dal vero ad una partita di calcio e guardarla alla TV, non c'è cosa che possa sostituire l'essere qui ora."

Questo ci da il senso della forte emozione provata dagli astronauti mentre stavano scendendo sulla superficie lunare. All'interno del modulo non vi erano sedili, così Armstrong e Aldrin se ne stavano in piedi, legati da cinghie elastiche al pavimento. Con un'accensione dei motori di 12 minuti, il modulo Eagle, orientato con la sua parte alta verso la Luna, si avvicinò velocemente alla superficie. Dopo tre minuti Armstrong girò la capsula così da predisporla all'atterraggio: fu acceso anche un potente faro per illuminare la superficie lunare durante l'avvicinamento. A due minuti dall'atterraggio tutto procedeva per il meglio, ma Armstrong si accorse che i computer di bordo stavano guidando l'Eagle proprio verso il margine di un cratere e... avrebbe significato una tragedia! Il modulo si sarebbe rovesciato e dopo essere rotolato lungo le pendici del cratere si sarebbe spezzato con ovvie conseguenze sugli astronauti. Con una prontezza a dir poco incredibile il comandante della missione prese i comandi manuali, escludendo il computer, e portò il modulo lunare ad atterrare in sicurezza oltre il cratere. Con una manovre perfetta fece posare Eagle nel mare della Tranquillità senza alcun problema ed esclamò:

"Houston, qui base Tranquillità, l'Aquila è atterrata."

Da un'analisi successiva si venne a sapere che erano rimasti solo 45 secondi di carburante! Il protocollo della missione prevedeva che i due astronauti avrebbero dovuto dormire un po' prima di uscire per la prima passeggiata lunare. Ma avreste dormito voi in una tale situazione? Certamente no! Beh, neppure loro! Stettero a guardare il panorama fuori dai due oblò e lo descrissero in diretta collegati con Houston e con tutto il mondo. Finalmente, dopo sei ore dall'atterraggio, Armstrong per primo uscì da boccaporto del modulo. Ribaltò in posizione orizzontale una piccola piattaforma che consentiva l'accesso alla scaletta e contemporaneamente una preziosissima telecamera fu pronta a filmare uno dei momenti storici della Conquista dello Spazio.

Armstrong scese dalla scaletta: arrivato all'ultimo scalino si fermò un momento e tastò la superficie con un piede incerto prima di effettuare il fatidico passo. Poi, balzando sulla superficie della Luna esclamò:

"That's one small step for man, one giant for mankind."

Il suolo era composto da una polvere fine che sotto il peso dello scarpone dell'astronauta si compattò formando una impronta. Ci furono alcuni attimi di mancanza di equilibrio, dovuti alla gravità lunare assai minore di quella terrestre, poi Armstrong imparò a camminare con il proprio peso ridotto ad un sesto del normale. 15 minuti dopo fu raggiunto da Aldrin e insieme rimasero "fuori" per quasi tre ore. Piantarono la bandiera americana, raccolsero campioni della superficie e disposero delle attrezzature scientifiche: poi rientrarono a bordo senza alcuna difficoltà. Il 21 luglio Eagle lasciò la Luna e tre giorni più tardi gli astronauti ammararono nell'oceano Pacifico sani e salvi.

Dopo un periodo di isolamento di tre settimane (per possibili contaminazioni da batteri lunari) poterono riabbracciare le loro famiglie e godere gli onori e la gloria che meritavano.


Christian Lavarian (lavarian@science.unitn.it)
luglio 1999


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