Associazione Astrofili Trentini
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MIR: la Pace splende di notte


Notti di fine estate. Melodie di grilli nell'aria. Centinaia di stelle nei nostri occhi. Ad un tratto una di esse, molto luminosa si muove lentamente. Non è una stella cadente, una lacrima di San Lorenzo. È un manufatto dell'uomo, ardita sfida al cielo delle stelle fisse.

È la stazione spaziale MIR, "pace" nell'originaria lingua russa.

Corre nello spazio da oltre 10 anni, ha compiuto migliaia di volte il giro della Terra, ma pochi la conoscono :raccontiamo la sua gloriosa storia.

Gli anni '60 sono ricordati come il periodo d'oro dell'astronautica, caratterizzata in quell'epoca dalla "corsa allo spazio" tra USA e URSS, un misto di pionerismo, sfida tecnologica ed anche, soprattutto per il grande pubblico, di ideologie. Fu proprio la gente comune ad attribuire una simbolica vittoria agli Stati Uniti, celebrata nella storica discesa dell'Apollo 11 sul Mare della Tranquillità: ma in realtà i risultati di questa sfida furono meno ovvi di quanto si pensi. Dopo il sensazionale lancio dello Sputnik nel '57, con Gagarin "eroe della nazione", i russi capirono, negli anni seguenti, che difficilmente avrebbero potuto contrastare il progetto americano di uno sbarco lunare umano. Così dedicarono i loro sforzi progettuali e finanziari ad una idea nuova e davvero rivoluzionaria: costruire una stazione spaziale permanente, in orbita attorno al nostro pianeta, dove astronauti-scienziati potessero compiere esperimenti d'avanguardia in condizioni ideali. Nacque così, nel 1970, la Salyut, la "casa del cosmo".

Nel 1986 partì il progetto della stazione spaziale MIR, che crebbe di dimensioni poco alla volta nello spazio, con l'aggiunta costante di moduli scientifici, abitativi, di servizio, carico e scarico... Attualmente sono sette i componenti della stazione :il modulo principale, il Kvant 1 e 2, il Kristall, lo Spektr, il sistema di aggancio e il modulo Priroda.

Complessivamente questo "laboratorio orbitante" è lungo 30 metri e largo 20, con un peso che si aggira sulle 100 tonnellate ad un'altezza da Terra compresa tra i 400 e 500 km. In questi anni moltissimi astronauti trasportati dalle Soyuz russe e dagli Shuttle statunitensi hanno lavorato sulla MIR: lo spazio abitativo e "ricreativo" non è certo molto ampio rispetto a quello dedicato alla sperimentazione. Si è cercato di renderlo più piacevole possibile, ricreando elementi apparentemente banali come il soffitto ed il pavimento, assolutamente normali in una casa, ma utilissimi per l'orientamento nello spazio in condizioni di assenza di gravità. I periodi di permanenza variano dai 2 ai 4 mesi, al termine dei quali occorrono diversi giorni per riabituarsi al proprio peso sulla Terra.

Enormi sono i risultati scientifici che il particolare ambiente di lavoro della stazione ha permesso: non c'è campo di ricerca che non abbia tratto vantaggio dalla sperimentazione nello spazio. Lo stesso spazio però, lo sappiamo bene, è un ambiente estremamente inospitale: grandi escursioni termiche, bombardamento da raggi cosmici, rischio di impatti con meteoriti e detriti. Questi fattori hanno fatto si che la MIR, 11 anni dopo la sua costruzione, sia ora alquanto malconcia. Innumerevoli gli incidenti occorsi negli ultimi mesi: fuoriuscite di ossigeno, problemi al sistema di raffreddamento, blackout dei computers, problemi medici e di igiene per l'equipaggio. Il più grave la scorsa estate: la collisione con una navetta Progress, adibita al rifornimento, danneggiò seriamente i pannelli solari della stazione, che si trovò con metà energia disponibile.

Fu presa pertanto la decisione, già meditata da tempo, di abbandonare la stazione e di farla bruciare nell'atmosfera, con successivi abbassamenti di quota, nella primavera del 1999. Il costo preventivato di questa distruzione è di circa 90 miliardi di lire.

Avremo quindi ancora poche occasioni per osservare la MIR nel cielo notturno. La stazione spaziale si può vedere comodamente dalla città, visto il suo splendore: non è richiesto nemmeno un cielo limpido, ma solo un poco di pazienza nell'osservarla per qualche minuto nella direzione di apparizione prevista. Con obiettivi grandangolari, pellicole sensibili e pose di pochi minuti sarà possibile anche fotografarla, avendo così un duraturo ricordo di questa magnifica impresa spaziale.

Buona visione!


Christian Lavarian (lavarian@science.unitn.it)
settembre 1998


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