Agosto 1999


Un'eclisse da sogno


Con la maestosa immagine del Sole nero ancora negli occhi, gli astrofili di Trento sono tornati venerdì in Italia dopo la trasferta ungherese per seguire l'evento dell'estate. Un bilancio completamente positivo per un viaggio che ha visto idealmente uniti, pur se in paesi diversi, moltissimi appassionati. La cronaca del giorno dell'eclisse è quella che potremmo definire un misto di fortuna, bravura e coraggio. Tutta l'Europa era in "allarme" per una perturbazione che sembrava minacciare seriamente gli stati interessati dalla totalità, in particolare Francia, Germania ed Austria, i meno favoriti sulla carta (come poi è stato anche nella realtà). Tempo variabile in Ungheria: la sera del 10 agosto il consulto con un meteorologo locale, la visione delle immagini da satellite ed un pizzico d'azzardo facevano decidere ai nostri la località per l'osservazione dell'eclisse nel paesino di Paks, lungo il Danubio a Sud di Budapest. Tempo incerto si prevedeva sul lago Balaton, oltre ad un prevedibile affollamento che si è poi rivelato davvero incredibile (700.000 persone).

La mattina della verità la sorpresa non poteva essere peggiore: pioveva a dirotto! Con il morale sotto i tacchi siamo partiti per la nostra destinazione, notando strada facendo un certo miglioramento nelle condizioni meteorologiche. Arrivati sul posto, la decisione definitiva: trasferimento a 40 km di distanza, nella località di Cece, dove le nuvole sembravano più rade. Non avevamo sbagliato: un'ora prima dell'eclisse il cielo era sereno e tale restava per tutta la giornata. In un campo attrezzato per l'occasione abbiamo trovato astrofili ungheresi, cecoslovacchi, austriaci: più distante un gruppo di Vicenza.

Alle 11.27, in perfetto orario, lo show ha avuto inizio. Una luce irreale si è manifestata a circa 10 minuti dalla totalità: sopra i nostri strumenti, vero arsenale tecnologico, eleganti cicogne volavano come impazzite, per poi tornare inquiete nei loro nidi. A 6 minuti ecco splendere Venere, a 4 minuti le rapidissime ombre volanti ci portavano quasi in uno stato di allucinazione. Infine la totalità, in un silenzio rotto solo da centinaia di scatti fotografici: la maestosa corona argentea, l'orizzonte rosso fuoco, il vento che cessa per incanto, Venere, Mercurio e Sirio. Nel cielo un vuoto cerchio del nero più assoluto, immaginaria porta cosmica verso i misteri dell'uomo che non hanno ancora risposta.

Un liberatorio grido ha celebrato la fine della notte: abbracci e strette di mano, un'euforia che contagia tutti scarica la tensione accumulata in tanti giorni. L'eccezionalità del fenomeno si poteva apprezzare già qualche minuto dopo con le riprese su camere digitali, mentre i risultati fotografici saranno disponibili e diffusi al pubblico fra qualche giorno.

Grazie Ungheria!


Christian Lavarian


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