Eridanus


Eridanus


Nome italianoEridano

Stelle
maggiori
alpha EridaniAchernarmagn. 0,5AR: 01h 37m 42.90sDec: -57° 14' 12.0"
beta EridaniCursamagn. 2,9AR: 05h 07m 50.98sDec: -05° 05' 11.0"
gamma EridaniZaurakmagn. 3,2AR: 03h 58m 01.76sDec: -13° 30' 30.4"
theta EridaniAcamarmagn. 3,4AR: 02h 58m 15.70sDec: -40° 18' 17.0"

DescrizioneSesta costellazione del cielo in ordine di dimensioni, l'Eridanus è lambito dall'equatore nella sua zona più settentrionale (dove confina con Orion e il Taurus), quindi si distende verso sud per quasi sessanta gradi di declinazione.

Malgrado la sua estensione, l'Eridanus contiene poche stelle brillanti. Tra tutte si distingue nettamente Achernar ("foce del fiume", in arabo), una stella bianco-azzurra che con la sua magnitudine 0,5 si classifica al nono posto delle stelle più luminose.

Da segnalare, poi, una stella tripla davvero interessante: si tratta di omicron2 Eridani, chiamata anche Keid. La stella principale, di quarta magnitudine, è una nana gialla simile al nostro Sole; i piccoli telescopi rivelano la presenza di una compagna, una nana bianca di decima magnitudine; con telescopi un po' più grandi, infine, si scorge una terza componente, una nana rossa di undicesima magnitudine.

Con modesti strumenti si riesce a osservare una bella nebulosa planetaria, che appare come un disco bluastro di magnitudine 9: si tratta di NGC 1535, che si trova nella zona settentrionale della costellazione.


Mitologia
e storia
Anticamente si riteneva che un grande fiume sfociasse direttamente nel Mare Oceano che abbracciava tutte le terre emerse: tale fiume veniva chiamato Eridanus.

Il fiume Eridanus è menzionato nella storia di Fetonte, il figlio del dio del Sole, Elio, il quale aveva il compito di condurre ogni giorno il carro del Sole attraverso il cielo. Fetonte chiese al padre di poter guidare il cocchio solare per un giorno: Elio, seppur riluttante, accettò di esaudire il suo desiderio. Ma il giovane inesperto non riuscì a controllare i cavalli divini, che si allontanarono dalla strada consueta.

La corsa di Fetonte nel cielo è descritta ampiamente da Ovidio nelle Metamorphoses (libro II, vv. 1-332). Il cocchio del Sole andò a riscaldare l'Ursa Maior che cercò invano refrigerio nel mare, con il suo calore risvegliò il Draco prima inerte, fece fuggire sconvolto il Bootes; e quando giunse presso la costellazione dello Scorpius, Fetonte ebbe paura delle sue chele e della sua coda velenosa, e lasciò cadere le redini. I cavalli si diressero allora verso il basso e la Terra venne riarsa: fu così che la Libia diventò un deserto, la pelle degli Etiopi si fece nera e molti mari si prosciugarono. Per porre termine a tali disastri, Zeus colpì Fetonte con la sua folgore, facendolo precipitare nell'Eridanus, dove morì.


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